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Intervista a Mario Dradi: l'uomo che inventò I Tre Tenori

Guglielmo Novalis, 07/11/2013

In breve:
Mario Dradi è uno degli agenti italiani più riconosciuti in suolo nazionale e non solo. La sua attività di manager di cantanti lirici si è sempre alternata all'organizzazione di grandi eventi di respiro internazionale: il più famoso di tutti è il Concerto alle Terme di Caracalla a Roma nel 1990, con i famosi tre tenori Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti. La seconda parte di questa intervista è pubblicata su "Il Manuale del Cantante Lirico" di Guglielmo Novalis.


Mario Dradi - Agente LiricoMario Dradi è oggi uno degli agenti italiani più riconosciuti in suolo nazionale e non solo. La sua attività di manager di cantanti lirici – iniziata nei primi anni Ottanta e confluita poi nella fondazione nel 1997 della sua agenzia Operart – si è sempre alternata all'organizzazione di grandi eventi di respiro internazionale. Il più famoso di tutti è il Concerto alle Terme di Caracalla a Roma tenutosi alla vigilia della finale della Coppa del mondo del 1990, con i famosi tre tenori Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti.

Come è nata la sua passione per la musica?
A quindici anni lavoravo in un'officina e un giocatore d'azzardo (categoria foltissima in Romagna) che frequentava questa officina mi obbligò a salire le scale del loggione del Teatro Alighieri di Ravenna per vedere Il barbiere di Siviglia (era un omone possente, non avrei potuto contraddirlo).

Le piacque? Fu amore a prima vista?
Mah, a dire il vero no, eravamo in piccionaia, e io non riuscivo a vedere un granché. Ogni tanto vedevo questo tipo uscire con la chitarra, ma non capivo nulla, e non riuscivo a comprendere perché la gente impazzisse tanto per uno spettacolo del genere. Ci doveva essere dell'altro, qualcosa che non ero riuscito a cogliere, così decisi di volerlo comprendere. Comprai il libretto de La traviata e un biglietto per quell'opera. Quella volta, avendo letto tutto il libretto in precedenza, capii ogni cosa, e fu l'inizio di una passione che non mi ha mai abbandonato.

Invece come le capitò di trovarsi agente?
È iniziato tutto con una collaborazione freelance con il Teatro Alighieri di Ravenna; l'obiettivo era quello di far crescere il pubblico e di rendere molto più partecipe la città dell'attività musicale e artistica del Teatro.

Immagino che ebbe successo...
Dopo tre anni avevo perfino creato il turno L per gli abbonamenti, e si era generato veramente un clima di festa e di entusiasmo cittadino per ogni evento del teatro, facevamo prosa, balletto, lirica, concerti...

In pratica come aveva reso possibile una cosa del genere?
Volontari. Avevo gente che cooperava alla vendita dei biglietti e degli abbonamenti in tutte le aree, uffici, biblioteche, negozi... Era insomma possibile acquistare un abbonamento per il Teatro in ogni dove e, considerando che Ravenna non è di certo una metropoli, il risultato fu straordinario, ogni sera il teatro era pieno. Poi, insomma, con il direttore artistico di allora si discuteva di titoli, di cast ecc. E avevo un buon orecchio...

E poi?
Poi successe che venne José Carreras a cantare Lucia di Lammermoor a Ravenna, lo conobbi e in seguito entrammo in confidenza. Per una serie di fortunate circostanze, lui mi chiese di seguirlo e di collaborare con Carlo Caballé, il suo manager dell'epoca.

E col Teatro di Ravenna cosa fece?
All'epoca ero stato già stato assunto, ma stavano cambiando alcune cose e non ero sicuro che ci sarebbe stato ancora posto per me; c'era stato un cambio al vertice e vedevo che certe mie proposte non riscuotevano l'interesse di prima. Nello specifico avevo proposto due eventi in cui credevo sinceramente: uno era il concerto di un cantautore che mi piaceva moltissimo, e l'altro era un monologo di un attore che durava un paio d'ore. Erano due progetti che confidavo avrebbero avuto successo, ma furono relegati al Teatro Rasi e considerati eventi marginali.

Peccato, però – da come li descrive – questi due spettacoli non sembrano possedere un'attrattiva particolare per il grande pubblico...
Il cantautore era Paolo Conte, l'attore era Roberto Benigni.

Caspita, aveva visto lontano!
Diciamo di sì; da allora decisi di tentare la via di Barcellona. Prendevo una miseria e di certo non fu una scelta dettata dalla motivazione economica, ma dalla passione, e mi gettai a capofitto in questo mondo.
L'altro evento importante, però, quello che risultò fondamentale nella mia carriera, fu il mega-evento dei Tre Tenori, con Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti nel 1990.

Come nacque?
A Carreras avevano proposto l'ennesimo concerto a Roma, per i Mondiali del 1990; lui non ci teneva particolarmente, mi disse che avrebbe partecipato se fosse stato creato un evento un po' particolare, altrimenti non era interessato. A me venne l'idea dei Tre Tenori, coinvolsi Plácido Domingo e Luciano Pavarotti, e poi chiamai Zubin Mehta come direttore. Fu un'impresa complicata: i fondi a mia disposizione erano pochi, il lavoro che avrebbero dovuto fare tre uffici lo facevamo in tre persone. Ecco, ho rischiato il tutto per tutto.

E ha vinto.
Questo evento è stato spesso criticato, per come avevamo reso “popolareggiante” l'opera e i suoi protagonisti, per il contesto mediatico che avevamo creato ecc., ma non è quantificabile quanto il teatro e la discografia classica ne abbiano beneficiato. In seguito, moltissimi si appassionarono all'opera proprio per quell'evento e sulla scia di quel concerto si vendettero moltissime copie di opere intere che avevano per protagonista uno dei tre tenori.
Zubin Metha, quando glielo proposi, mi disse: “È un sogno impossibile...”. Mi parve bello come nome per il dvd delle prove. La Decca per anni dopo quell'evento vendette una media di dieci volte in più di quello che aveva venduto negli anni precedenti. È stato dopo quell'evento che i grandi sponsor hanno cominciato a investire nell'opera, non di certo prima.

Dopo quell'evento cosa accadde nella sua carriera?
Molte porte si aprirono e godetti di parecchio credito; sì, quello è stato l'inizio della mia carriera, l'inizio vero e proprio.

Un mestiere, quello dell'agente lirico, che le ha permesso di vivere grandi emozioni, talvolta la delude come lavoro?
L'aspetto maggiormente gratificante è quello della scoperta del talento, il lavoro che si fa sull'artista, sul percorso da fargli intraprendere e poi, alla fine, il risultato nel vedere confermate sul palco le proprie intuizioni e le proprie aspettative. È deludente quando tu sei un grande appassionato di musica e ti devi scontrare con un popolo di gente che si trova nella sala dei bottoni e che dichiara come se nulla fosse che dell'opera non gliene importa nulla e, ancor più grave, nessuno gli dà importanza più di tanto. Anni fa i miei interlocutori nelle direzioni artistiche dei teatri erano persone con le quali si poteva avere un dialogo, si parlava la stessa lingua; oggi, a dire il vero, non sono sicuro che se parlo di Linda di Chamounix in certe direzioni artistiche abbiano la più vaga idea del tipo di cast di cui necessita un'opera del genere. Questo è frustrante.

Parla della situazione teatrale attuale?
Purtroppo sì.

Quindi è destinata al collasso?
Se non si cambia, sì. Una volta le sovrintendenze dei teatri erano affidate a chi lo faceva per passione, perché la carica procurava un certo prestigio, non di certo per denaro. Oggi anche sovrintendenti e direttori artistici di teatri “minori” percepiscono stipendi da favola, e ovviamente non lo fanno per passione. Il problema in Italia è la politica. Smettono di esserci a capo delle strutture teatrali personaggi competenti, e così ecco cast squilibrati, cantanti spudoratamente sopravvalutati, mentre alcuni veri grandi professionisti sono oscurati dal nuovo meccanismo.

Nota che il suo lavoro va piuttosto di moda ultimamente?
Sì, l'ho notato...

Quali caratteristiche deve possedere un buon agente?
Anni fa le avrei risposto passione per la musica, competenza e un buon orecchio.

 

Volete sapere come va a finire l'intervista?
Copertina de Il Manuale del Cantante LiricoLa potete trovare per intero su "Il manuale del Cantante Lirico - Come farsi conoscere e diventare un cantante lirico di successo" di Guglielmo Novalis - Mind Edizioni

 
 
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