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Recensione opera Die Zauberflote di W. A. Mozart al Teatro Regio di Torino

William Fratti, 27/01/2014

In breve:
Torino - Recensione dell'opera lirica Die Zauberflaute di W. A. Mozart in scena al Teatro Regio di Torino il 19 gennaio 2014.


A meno di dieci anni dalla sua ultima rappresentazione, Die Zauberflöte torna sul palcoscenico del Teatro Regio di Torino registrando, ancora una volta, il tutto esaurito.

L'allestimento prodotto al Massimo di Palermo nel 2001 con la firma di Roberto Andò è ancora funzionale ed efficace, estremamente suggestivo in alcuni punti – tra cui la prima comparsa della Regina della Notte e l'interno del Tempio degli iniziati – mentre in altri tende ad essere troppo semplicistico, fino a ridursi al carnevalesco, come il serpente che apre l'opera, o gli animali che ascoltano il flauto di Tamino. Adeguati i costumi di Nanà Cecchi, come pure le scene e le luci di Giovanni Carluccio.

La direzione di Christian Arming, sul podio della bravissima Orchestra del Teatro Regio, è decisamente limpida e pulita, ma un poco soporifera, priva di quel nervo che accende la passione durante l'ascolto dell'opera lirica.

Giorgio Berrugi è un Tamino corretto sotto il profilo vocale e ben rifinito nell'interpretazione, incarnando propriamente il principe “tutto d'un pezzo”.

Lo affianca la brava Pamina di Maria Grazia Schiavo, dolce e delicata, ben omogenea nella linea di canto, morbida nel passaggio all'acuto.

Markus Werba è un Papageno eccellente e può sinceramente essere considerato il miglior interprete del momento di questo ruolo. La voce brillante è sempre ben impostata, priva di macchie anche nel continuo passare dal recitativo parlato al canto, o durante alcuni affaticanti movimenti fisici. È particolarmente emozionante nel finale “Papagena! Weibchen! Täubchen, meine Schöne!... Pa-Pa-Papagena!” Al termine dello spettacolo lo accoglie un meritatissimo successo personale.

Aleksandr Vinogradov è un cantante ben preparato ed in possesso di un colore particolarmente piacevole, molto musicale nei cantabili, ma non si può affermare che sia un Sarastro completamente adeguato, poiché tale ruolo dovrebbe essere affidato ad un basso profondo, sortendo un effetto chiaramente diverso. La sua prova è priva di errori e si ammira la sua competenza, ma nei passaggi più gravi si sente mancare un certo peso.

Lo stesso vale per Olga Pudova, di cui si apprezzano la preparazione e una certa morbidezza nei sovracuti, ma la parte della Regina della Notte dovrebbe essere affidata ad un soprano drammatico di agilità, anziché ad un giovane soprano di coloratura, di gravità e rilievo maggiori rispetto alla figlia Pamina, in modo tale da rendere col giusto vigore e maggiore accento il recitativo e l'aria di secondo atto.

Buona la prova delle tre dame, Talia Or, Alessia Nadin ed Eva Vogel, anche se in alcuni punti la seconda dama è parsa un poco stridula.

Bravissimo Alexander Kaimbacher nei panni di Monostatos, come pure Laura Catrani in quelli di Papagena.

Altrettanto positivi Klaus Kuttler e Dario Prola nei ruoli dei sacerdoti e degli armigeri, nonché i tre fanciulli di Esther Zaglia, Elena Scamuzzi e Giulia Moretto, come pure l'oratore di Ryan Milstead.

Molto bene il Coro del Teatro Regio diretto da Claudio Fenoglio.
Lunghi applausi meritati per tutti al termine dello spettacolo.

 
 
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