Il direttore cinese Zhang Jiemin, prima donna a salire sul podio per 
un'un'opera al Teatro La Fenice di Venezia, dirigerà a partire da 
domenica 9 dicembre 2007 Turandot di Giacomo Puccini undicesimo e 
ultimo appuntamento della stagione lirica 2007.  
L'opera sarà presentata nell'allestimento ideato da Denis Krief regia, 
scene, costumi e luci.  
Nel cast Giovanna Casolla e Caroline Whisnant si alterneranno nel 
ruolo di Turandot, Walter Fraccaro e Antonello Palombi
Calaf, Maria Luigia Borsi e Raffaella Angeletti Liù;
Enrico Cossutta l'imperatore Altoum e il principino di Persia,
Federico Sacchi Timur; Giorgio Caoduro, Gianluca Floris
e Matthias Wohlbrecht saranno Ping, Pang e Pong 
e Timothy Sharp il mandarino. 
Per questo allestimento di Turandot la Fenice ha scelto di far concludere 
l'opera e abbassare il sipario con le ultime pagine autografe di Puccini, il 
quale morì dopo aver orchestrato la scena del sacrificio di Liù e pertanto senza 
il duetto fra i protagonisti e il breve quadro conclusivo, lasciati incompiuti. 
Il Coro del Teatro La Fenice sarà diretto da Emanuela Di Pietro, 
il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani sarà diretto da 
Mara Bortolato. Otto rappresentazioni: domenica 9 dicembre (turno A), 
martedì 11 (turno E), mercoledì 12 (turno D), giovedì 13 (fuori abbonamento) e 
venerdì 14 (fuori abbonamento) alle ore 19.00; sabato 15 (turno C) e domenica 16 
(turno B) alle ore 15.30; martedì 18 (fuori abbonamento) alle ore 19.00. 
 
Per il libretto della sua ultima opera Giacomo Puccini (Lucca 1858 - 
Bruxelles 1924) si orientò su altri poeti, Giuseppe Adami e Renato
Simoni.  
In un incontro avvenuto in un ristorante di Milano nell'inverno 1919-20, tra 
librettisti e compositore emerse il nome di Carlo Gozzi e di Turandot, soggetto 
dal quale Busoni di recente aveva tratto un'opera (1917). Tuttavia Simoni 
convinse Puccini assicurandolo che nel nuovo componimento sarebbe stata presente 
«tutta quella umanità di cui Gozzi non si era mai preoccupato».  
Il lavoro si avviò dunque nella primavera del 1920, con crisi particolarmente 
intense e angosciose e persino la tentazione nel 1922 di abbandonare l'impresa.
Puccini portò comunque a termine quasi interamente la vicenda del 
principe Calaf, innamorato dell'algida principessa cinese Turandot 
e capace di risolvere i tre enigmi cui ella sottoponeva gli incauti aspiranti 
alla sua mano (speranza, sangue, Turandot).  
La morte colse il compositore quando stava componendo il terzo atto ed aveva 
ultimato tutta la scena della morte di Liù, che si uccide per amore di 
Calaf. A completare i sommari schizzi del compositore, nell'estate 1925 per 
iniziativa di Toscanini fu chiamato Franco Alfano, direttore del 
Conservatorio di Torino, che realizzò il riconoscimento amoroso tra i due 
protagonisti e il finale.  
Con il finale di Alfano l'opera andò in scena alla Scala nell'aprile del 
1926, diretta da Toscanini, regia di Giovacchino Forzano, bozzetti 
di Galileo Chini. Ma alla prima, il 25 aprile, Toscanini depose la 
bacchetta dopo la morte di Liù dichiarando: «Qui finisce l'opera 
perché a questo punto il Maestro è morto».  |