È davvero curioso notare come lo spettacolo migliore del Rossini
Opera Festival 2014 sia risultato quello de Il barbiere di
Siviglia ideato e progettato dall'Accademia di Belle Arti di
Urbino.
La regia è sempre vivace e filologica, i costumi maschili adeguati ed
eleganti, le proiezioni interessanti, le luci suggestive e i pochi elementi
scenici ben riusciti ed efficaci, tanto da non far neppure pensare ad
un'esecuzione in forma semiscenica, soprattutto se si tiene in considerazione lo
squallore delle altre produzioni.
Il solo grosso neo della regia è l'utilizzo sconsiderato della platea e di un
paio di palchi laterali per l'azione. In questo modo, oltre a precludersi alla
vista di buona parte del pubblico, si determina anche una proiezione sfalsata
delle voci che non cantano in palcoscenico, col risultato di allestire uno
spettacolo che non è alla portata di occhi ed orecchie di tutti gli spettatori,
nei quali si genera un forte e giustificatissimo malcontento.
Il fronte musicale è davvero eccellente, con un'Orchestra del Teatro
Comunale di Bologna in ottima forma, guidata dal bravissimo
Giacomo Sagripanti che si prodiga in una lettura ricca di colori, densa
di accenti, piena di cromatismi davvero efficaci. Sicuramente complice è la
nuova edizione critica a cura di Alberto Zedda, che non porta
numerosi cambiamenti rispetto alla precedente, ma ben evidenziabili e
chiaramente colmi di rinnovata intensità.
Abbastanza positiva anche la prova del Coro San Carlo di Pesaro
diretto da Salvatore Francavilla.
Florian Sempey, baritono emergente del panorama lirico
internazionale, veste i panni di un Figaro frizzante, dotato di
vocalità brillante e squillante ed ottiene un meritato successo personale, anche
se andrebbe riascoltato in una parte meno gigiona.
Juan Francisco Gatell è un bravo Almaviva anche se,
per quasi tutta la durata dell'opera, sembra restare ai margini delle sue
capacità, che mette in piena mostra solo nella temibile seconda aria.
Chiara Amarù è un'eccellente Rosina, dotata di
un'elasticità davvero sorprendente, grazie a cui riesce a mantenersi
morbidissima su tutti i passaggi d'agilità. Piacevolissimo, come sempre, il
timbro brunito, bellissimi i piani ed affascinante il fraseggio.
Paolo Bordogna si riconferma, per l'ennesima volta, un
rossiniano puro ed è, in effetti, uno dei cantanti di questa edizione a vantare
uno dei maggior numeri di presenze al Festival. Non v'è alcunché da eccepire
nell'esecuzione del suo Don Bartolo. L'interpretazione e il fraseggio,
lo stile e la tecnica di canto, sono quelli di Rossini.
Alex Esposito è un bravissimo Don Basilio e
anch'egli riafferma la sua rossinianità. Nella celebre aria della calunnia, a
differenza di altri colleghi, mostra un fraseggio molto personale, intriso di
piani e d'accenti davvero interessanti.
Felicia Bongiovanni è più star televisiva che non cantante
di palcoscenico e la sua Berta, efficace nel personaggio, è un po'
tirata nel canto.
Adeguato il Fiorello/Ufficiale di Andrea Vincenzo Bonsignore.
Divertente, dallo sguardo disarmante, l'Ambrogio di Alberto
Pancrazi.
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