Lo storico allestimento di Franco Zeffirelli del 1959, con 
la sapiente regia di Filippo Crivelli, l'ottimo cast, 
l'esuberante coro e la magistrale bacchetta di Benjamin Pionnier, 
assicurano uno spettacolo completo, divertente e brioso, con un fragoroso ed 
unanime applaudito consenso.
  La prima opera parigina donizettiana, 
apparentemente facile da interpretare, ha in effetti tutte le caratteristiche di 
pensiero, stile ed espressione che le hanno consentito di essere un pilastro 
dell'Opèra–Comique, piena di brio e di contrasti, sia per l'aspetto musicale, 
sia per quello teatrale.
  Sin dall'apertura del sipario si viene 
proiettati all'interno di questo raro capolavoro.  L'allestimento colpisce 
per l'attualità, fresca, semplice e completa nello stesso tempo, la struttura 
scenica è limitata all'indispensabile per consentire il movimento degli artisti. 
Le scene, i fondali e le quinte sono interamente dipinti con colori vivaci e 
brillanti (ispirate alle stampe napoleoniche di Épinal) insieme ovviamente agli 
ottimi costumi. Nessun oggetto indispensabile sfugge alla suddetta vivacità 
cromatica, neanche la copertura della buca del maestro rammentatore. 
  
L'ouverture che anticipa alcuni motivi dell'opera è più che raffinata, come il 
resto della partitura che il giovane affermato direttore Benjamin 
Pionnier, esperto del repertorio francese, risolve con attenzione con 
un preciso stacco dei tempi, assicurando un perfetto equilibrio con il 
palcoscenico, anche nelle dinamiche più intense, ma sempre con scorrevole ed 
elegante leggerezza, soprattutto nelle pagine più melodiche, assecondando la 
raffinatezza degli archi e dei legni ed il controllo dell'intensità degli ottoni 
e delle percussioni.
  Il ruolo del titolo, interpretato alla Scala nel 
2007, è affidato alla beniamina Desirée Rancatore, che dopo le 
ottime Gilda e Violetta del 2013 torna nella sua città, 
insieme a Celso Albelo, affiatato collega ed amico, altrettanta 
giovane star di fama internazionale, che insieme al noto Soprano è stato 
Tonio nella Fille a Parigi e Nemorino nell'Elisir a Palermo nel 
2012.
  Chiaramente la parte più impegnativa e più estesa della partitura è 
destinata a Marie, che la Signora Desirée risolve con 
indubbia professionalità, per l'estensione del suo registro, saldo e ricco nella 
zona centrale e dominato senza indugio negli acuti e nei sovracuti, insieme ai 
prevalenti virtuosismi ed alle colorature destinatile nell'allegra esuberanza 
del primo atto, grazie all'accurato stile di canto, alla copiosa esperienza ed 
alla solida impostazione vocale di consistente e ben controllata intensità. 
Esprime comunque anche tutta la dovuta sentimentalità e la tristezza nella 
melodia della celebre “ Il faut partir “, di carattere belliniano, 
preceduta dal timbro nostalgico dell'ottimo corno inglese, molto triste nella 
prima parte ed altrettanto rassegnata nella seconda, nel doversi distaccare 
dall'amato Tonio. Oltre che nel secondo atto in “Par le range et par 
l'opulance ” nella stessa tonalità, introdotta invece dalle calde e 
nostalgiche note del raffinato violoncello, conquistandosi fragorosi applausi a 
scena aperta. La Signora Desirèe si distingue anche come 
ottima attrice dalla tacita e simpatica sensualità, sia nei panni della vivace 
vivandiera-maschiaccio del 21º reggimento, sia nella comicità delle lezioni di 
danza e di canto nello scomodo abito di dama settecentesca, in cui conferma 
ancora il dominio dei virtuosismi vocali, anche nelle previste stonature. 
 Altrettanto valido e simpatico il Tonio di Celso Albelo, 
Tenore lirico spagnolo che conquista per il bel timbro caldo e romantico che, 
come si sa, ricorda il celebre Alfredo Kraus, oltre che per la 
spontanea raffinatezza del canto, senza forzature e senza inopportuni portamenti 
e per il consistente volume. Esperto come si diceva del ruolo e del genere 
musicale, lo risolve con sicurezza e simpatia, prima nelle modeste vesti di 
contadino tirolese, poi in quelle di ufficiale del reggimento. Il Signor
Celso esordisce bene nel riuscito bel duetto amoroso con 
Marie “Depuis l'istant où, dans me bras “, per il fraseggio, 
l'agilità, la ricchezza di accenti e di colori. Successivamente, arruolatosi per 
amore, dopo la cavatina “Ah mes ami, qual jour de fete ” ed il dialogo 
con il coro, nella celebre melodia dei nove Do di petto “Pour mon ame quel 
destin ” si cimenta con maestria nell'impervia emissione finale delle 
quattro doppie puntature dei Do sovracuti, conclusi con la corona del nono nella 
cadenza conclusiva, assicurandosi un fragoroso consenso del pubblico. Torna 
infine con naturalezza e con delicata espressione, nella due strofe della tenera 
romanza sentimentale “Pour me rapprocher de Marie” del secondo atto. 
 Concludono il quartetto, due artisti affermati, il giovane Baritono 
Vincenzo Taormina-Sergente Sulpice ed il Mezzosoprano in 
carriera Francesca Franci-Marquise de Berkenfield. 
 Il prestante concittadino Baritono era già stato un buon Sulplice 
alla Scala nel 2007 ed un apprezzato papà Germont in Traviata 
lo scorso anno, per il bel timbro pieno, per la buona estensione, nonché per 
l'ottimo volume. Vocalmente e teatralmente a proprio agio nell'Opéra–Comique, 
anche nella recitazione, entra dignitosamente nel simpatico personaggio, senza 
forzarne troppo l'aspetto comico: al primo atto, nelle due parti del ricco 
duetto marziale con Marie “Au bruit de la guerre” che si 
conclude simpaticamente con il noto Rataplan, nel secondo nella parodia del 
terzetto con Marie e la Marchesa ed infine nel melodico e 
festoso terzetto con Marie e Tonio “Tous les trois reunis ”. 
  La 
Signora Franci, Marchesa di Berkenfield anche alla 
Scala nel 2007, dal bel timbro di contralto corposo, scuro e penetrante 
esordisce nel primo atto con “Pour une femme de mon nom“ e conquista la 
simpatia del pubblico nel contesto della recitazione, grazie anche alla buona 
esperienza.
  Un particolare apprezzamento per il Coro, accuratamente 
preparato come sempre dal Maestro Piero Monti, che proprio come 
voluto dall'autore in questa occasione è di una compattezza unica, oltre che 
molto dinamico e sempre impegnato in tutta l'opera, sia nella sezione femminile, 
sia in quella maschile più consistente. Raffinate le voci femminili nella 
preghiera del primo atto, intense e corpose quelle dei soldati, nel Rataplan, 
negli insiemi e nel simpatico ed intenso concertato finale di “Salut a la 
France ”.
  Dignitosi gli altri artisti: Hortensius,-Paolo 
Orecchia, Il Notaio-Pietro Arcidiacono, Il
Caporale- Emanuele Cordaro, Un paesano- Alfio 
Marletta, Il maestro di ballo-Giuseppe Bonanno. 
Particolarmente simpatico e comico il bravo Filippo Luna-Duchessa 
di Crakentorp “en travesti ”.
  La fille du régiment 
non è molto nota al Teatro Massimo, questa è la prima messa in scena dalla 
riapertura del 1997, ciononostante ha conquistato il caldo e generoso, ma 
esigente pubblico di questo turno domenicale, che pur non chiedendo bis ha 
applaudito con entusiasmo tutti a scena aperta ed al termine dello spettacolo. 
 Un pomeriggio all'insegna del puro divertimento teatrale e musicale, uno 
spettacolo da ricordare complessivamente con piacere e che ha soddisfatto 
pienamente tutti, pubblico ed artisti. 
Su teatromassimo.it  foto e video dello spettacolo 
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