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Recensione opera La Bohème di Giacomo Puccini al Teatro Massimo di Palermo

Gigi Scalici, 13/10/2015

In breve:
Palermo - Recensione dell'opera La Bohème di Giacomo Puccini in scena al Teatro Massimo di Palermo il 20 settembre 2015.


Tutte le volte che ci si appresta ad assistere alla rappresentazione di un'opera celebre (per non dire popolare) come La Bohème e che viene quindi ripresa frequentemente, ci si reca in teatro con riserva, pensando di non rimanerne soddisfatti per le “solite cose”, sia a causa di qualche messa in scena sin troppo moderna e non convincente, sia per molte criticità sull'interpretazione musicale.

In questa edizione quella che invece è una novità è proprio la rappresentazione classica, se non storica, dell'allestimento del Maggio Musicale Fiorentino ripreso dal Massimo di Palermo, con la sapiente e brillante regia di Massimo Pontiggia e con le raffinate scene e gli eleganti costumi di Francesco Zito, che con stretta ed attenta collaborazione sono riusciti a garantire uno spettacolo proprio come dovrebbe essere, facendoci fare un salto in fine ottocento francese.
Ad assicurare il positivo esito dello spettacolo anche l'insieme musicale, diretto dal Maestro Pier Giorgio Morandi, pregevole in questa replica domenicale con il cast principale, prevalentemente composto da brillanti giovani artisti.

La celebre amorosa coppia di Mimì e Rodolfo è affidata ad esperti ed affiatati interpreti dei rispettivi ruoli come Maria Agresta e Giorgio Berrugi.

La signora Maria Agresta, giovane ed affermata artista in carriera sin dallo scorso decennio, interprete internazionale da Mozart, Bellini, Verdi a Puccini, si conferma ancora una volta ottima interprete pucciniana, sia per qualità vocali sia per caratteristiche interpretative.
E' una Mimì misurata, aggraziata nell'interpretazione, con una impostazione vocale dal canto nobile (Raina docet) che la distingue dall'inizio sino alla fine, sia nei passaggi di registro sia nei filati, nelle mezze voci e negli acuti molto ben sostenuti per intensità e spessore, in tutta l'estensione dal bel timbro di soprano lirico spinto. Consistenti consensi ovviamente a scena aperta nella famosa “Si, mi chiamano Mimì ” nel primo quadro.

Come si diceva, ben affiatata nel ruolo con Giorgio Berrugi (lui il poeta, lei la poesia), altrettanto affermato giovane artista che da circa sette anni ha lasciato il posto in orchestra di professore di clarinetto, per passare alla carriera di cantante con esito assolutamente positivo.
Bella e suadente estesa voce di tenore lirico, sin dal primo quadro si cimenta bene nel romantico elegante Rodolfo per l'accurato fraseggio e la corretta musicalità in “Che gelida manina ” applaudita a scena aperta che interpreta con sicura tecnica sino al temuto DO di petto, sostenuto con sicurezza senza spingere troppo e che per squillo e bel colore ricorda forse i suoi grandi colleghi della fine dello scorso secolo.

Emozionanti e convincenti i loro recitativi nella fredda e triste atmosfera del terzo quadro alla Barriera d'Enfer, nell'addio di Mimì in ”Donde lieta uscì al tuo grido d'amore ” e in “Ci lascerem nella stagion dei fiori ”.
Commovente ed autentico il finale con “Sono andati, fingevo di dormire ” di Mimì e l'effetto particolare del “fermo immagine” creato dalla regia per qualche secondo poco prima che Rodolfo si accorga che la sua gaia fioraia si sia spenta.

Miseria infreddolita e giovane allegria della “bella età d'inganni ed utopie ”, ben rappresentate dalla adeguata vivacità degli altri giovani artisti bohemien all'inizio del primo e del quarto quadro, il Pittore Marcello /Vincenzo Taormina, il Filosofo Colline /Gianluca Buratto, il Musicista Schaunard /Simone del Savio.

Il concittadino baritono Vincenzo Taormina assolutamente il più esperto tra loro, già conosciuto ed apprezzato oltre che molto applaudito nel capoluogo siciliano in Bohème del 2010, in Traviata nel 2013 e nella Fille du Régiment dello scorso anno, ricopre sempre di più i maggiori ruoli della sua tessitura vocale. Dotato di un intenso ed esteso bel timbro baritonale dai facili acuti, di naturale imponente presenza è un Marcello corretto ed equilibrato che, pur non essendogli riservata dall'autore alcuna romanza, è un punto di forza musicale del dramma pucciniano ricco di recitativi, soprattutto nel rapporto con la sua Musetta e con gli altri amici.

All'altezza dei ruoli il vivace Schaunard di Simone del Savio, intenso e brillante Baritono ed il Basso Gianluca Buratto, dotato di un gran volume di voce che proprio nella intima ”Vecchia Zimarra ” dovrebbe forse controllare meglio nel portamento.

Fondamentale anche il ruolo di Musetta della giovane soprano croata Lana Kos, interprete primaria delle maggiori opere mozartiane, verdiane e pucciniane, risolto con cura di particolari nella criticità del rapporto con Marcello (Vipera e Rospo) e nella naturalezza del valzerino di “Quando men vò ”.

Un particolare contributo è dato anche dall'altro esperto Baritono concittadino Marco Camastra, con quasi trent'anni di carriera internazionale, ottimo e convincente oltre che simpatico Benoît/Alcindoro.

Una compattezza di questo livello in un'opera così scenicamente articolata, soprattutto nel secondo quadro è sicuramente una rarità e mantenere l'equilibrio tra il palcoscenico e l'orchestra è certamente complesso. L'esperto Maestro Pier Giorgio Morandi, profondo conoscitore di tante partiture operistiche, è riuscito nella concertazione cercando di non prevalere con le dinamiche sulle voci, nonostante fossero tutte ben dotate, assecondando benissimo i solisti con un notevole equilibrio ed una rara raffinatezza musicale che spesso in Bohème viene trascurata, soprattutto nel complesso secondo quadro alla vigilia di Natale da Momus in cui si intrecciano i recitativi di solisti e coro, spesso trasformato in un chiassoso varietà, garantendo insieme alla regia la corretta riuscita dello spettacolo, oltre che con i due pregevoli cori ben istruiti e diretti da Piero Monti e Salvatore Punturo.

In definitiva uno spettacolo da grande avvenimento, con tante chiamate ed ovazioni per tutti gli interpreti, con piena ed evidente soddisfazione del gremito teatro.

 
 
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