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Recensione opera Il trionfo del tempo di G. F. Handel alla Scala di Milano

William Fratti, 18/02/2016

In breve:
Milano - Recensione dell'opera Il trionfo del tempo di G. F. Handel in scena al teatro Alla Scala di Milano il 12 febbraio 2016.


Dopo il doppio appuntamento verdiano, nel cartellone del palcoscenico milanese torna l'opera barocca con l'oratorio di Georg Friedrich Handel nello spettacolo di Jurgen Flimm e Gudrun Hartmann.

Ancora una volta questo repertorio è affrontato e messo in scena ai massimi livelli qualitativi, con scelte artistiche accurate e studiate, soprattutto in ambito musicale, senza tralasciare comunque l'importanza dell'intero allestimento.

Diego Fasolis è un eccellente concertatore, perfetto nello stile e sul podio dell'Orchestra del Teatro alla Scala - che per l'occasione è stata dotata di strumenti storici ed impreziosita con la presenza de I Barocchisti della RSI Radiotelevisione Svizzera - dirige con notevole eleganza la bella partitura di Handel, lasciando uscire il lato più drammatico dell'oratorio, che pare perfetto in questa esecuzione che ne prevede la forma scenica.

Ottima la prova degli strumentisti, in primis Gianluca Capuano e Paolo Spadaro Munitto al clavicembalo, nonché la spalla di Fiorenza De Donatis.

Lo spettacolo firmato da Flimm e Hartmann, originariamene prodotto a Zurigo nel 2007, è efficacissimo nello sviluppo della drammaturgia, oltre ad essere piacevole da seguire, raffinato nelle scene di Erich Wonder e nei costumi di pregevole fattura di Florence von Gerkan, opportunamente accentuato nell'intimo terrore di Bellezza, modernissimo in tal senso, quasi a presagire le vicissitudini de L'affare Makropulos.

Ottima la recitazione dei quattro protagonisti, resa ancora più accattivante dall'incessante interagire con i bravissimi mimi, che si prodigano anche in continue controscene e coreografie ad opera di Catharina Luhr.

Non tutte le scelte di regia sono chiare e comprensibili, ma fanno pensare, come in una logica di simbolismo parzialmente inconscio, dunque la resa complessiva è davvero positiva. Molto buona è anche la qualità vocale, soprattutto nello stile e nel gusto, grazie alla presenza di cantanti specializzati nel repertorio barocco.

Martina Janková è Bellezza, eccellente interprete nel personaggio, cristallina e brillante nella voce graziosa, anche se non arriva a toccare nel profondo le corde emozionali. Ottime le note basse in “Voglio cangiar desio”.

Lucia Cirillo è Piacere, anch'ella riuscitissima nella caratterizzazione del ruolo, perfetta nello stile, ma apparentemente indisposta, poiché la voce appare a tratti sfibrata o stimbrata, pur riuscendo molto positivamente in “Lascia la spina”.

Sara Mingardo è un Disinganno esemplare e pregevole, la linea di canto morbidissima ed omogenea, la resa di arie e recitativi sinceramente toccante, soprattutto la commovente “Crede l'uom ch'egli riposi”.

Molto buona anche la prova di Leonardo Cortellazzi nei panni del Tempo, pur con qualche imprecisione nelle agilità di certe pagine, tra cui “Folle, dunque tu sola presumi”.

Entusiastica la riuscita del bellissimo quartetto “Voglio tempo per risolvere”.
Meritatissimo successo per tutti gli artisti al termine della bella serata.

 
 
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