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Recensione opera lirica Torvaldo e Dorliska al Rossini Opera Festival

William Fratti, 29/08/2017

In breve:
Pesaro - Recensione dell'opera lirica Torvaldo e Dorliska di Gioachino Rossini in scena al Rossini Opera Festival il 18 agosto 2017.


La rarissima Torvaldo e Dorliska è riproposta sul palcoscenico del Teatro Rossini, nel fortunato allestimento di Mario Martone del 2006, per la prima volta nella sua edizione critica, pubblicata soltanto un anno dopo la precedente messinscena dello spettacolo.

Inutile soffermarsi sull'importanza di questo titolo, una delle perle rossiniane appartenenti al genere semiserio, intrisa di momenti tragici, drammatici, romantici, patetici, cui si affiancano il buffo e il grottesco. La regia di Martone è ancora perfettamente efficiente e accattivante, anche se ricca di autoimprestiti, soprattutto nell'utilizzo della platea e della pedana adiacente al golfo mistico, ma fortunatamente in questa occasione non esagera nel concentrarsi sulla sala anziché sul palcoscenico, come avvenuto in altri spettacoli, dunque funziona, spaventa, diverte, racconta una storia. Altrettante note positive valgono per i costumi di Ursula Patzak, le scene di Sergio Tramonti e le luci di Cesare Accetta.

Ottima la direzione di Francesco Lanzillotta, che riesce a far emergere i giusti ed eterogenei caratteri dalla complessa partitura, pur avendo a disposizione l'Orchestra Sinfonica G. Rossini che ancora dimostra di avere ampio spazio di miglioramento in quasi tutta la sezione dei fiati. Eccellente la collaborazione di Gianni Fabbrini, buona la prova del continuo di Anselmo Pelliccioni,discreto il Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini guidato da Mirca Rosciani.

Salome Jicia, dopo il successo lo scorso anno ne La donna del lago, qui si presenta nelle vesta di Dorliska e sempre dà sfoggio delle sue abilità tecniche, coi virtuosismi ben sgranati, i legati che abbelliscono e ammorbidiscono i suoni, gli accenti che esprimono disperazione, angoscia, pathos, rassegnazione e romanticismo.

Il bravissimo Dmitry Korchak rende un Torvaldo davvero riuscitissimo, arricchendo di sublimi mezze voci i suoi fraseggi da innamorato, per poi mostrare acuti pieni e svettanti nei momenti di coraggio, il tutto in perfetto stile rossiniano.

Ottimo il Duca di Nicola Alaimo, personaggio difficilissimo e dalle mille sfaccettature, qui reso con opportuna varietà d'intenti ed espressività, senza mai davvero poter capire se si tratta di un personaggio cattivo o sfortunato.

Interpretazione magistrale quella di Carlo Lepore nei panni del custode Giorgio, che inizialmente appare il personaggio goffo e buffo della situazione, poi gentile nel voler aiutare i due poveri innamorati, infine un vero demonio che vuole solo farla pagare a quel tiranno del suo padrone. La voce è sempre sicura e brillante, le limpide note acute fanno da contrappeso alle salde note gravi, le fioriture sempre impeccabili.

Si riconferma ottima Raffaella Lupinacci che qui interpreta Carlotta, sorella di Giorgio.

Buona la prova di Filippo Fontana nel ruolo di Ormondo.

 
 
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