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Recensione opera Don Giovanni di Mozart al Teatro Comunale di Bologna

William Fratti, 22/01/2019

In breve:
Bologna, 20 dicembre 2018 - Recensione dell'opera lirica Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart in scena al Teatro Comunale di Bologna.


Per svariati motivi si parla di questa produzione da oltre un anno e nel frattempo le aspettative sono cresciute, fintanto che le prime defezioni dal cast originario hanno iniziato a far riconsiderare le trepidanti attese, poiché ciò che doveva essere un gruppo di nomi altisonanti si è pian piano intriso di un po' di provincialità.

Michele Mariotti, star del belcanto e non solo, non è purtroppo in grado di riprodurre le sue consuete prodezze, che in Mozart hanno trovato l'apice in Die Zauberflöte. Qui risulta insolitamente parco d'accenti e di cromatismi, tanto da apparire un poco piatto, in alcuni punti addirittura noioso.

Simone Alberghini non si smentisce ed è un buon Don Giovanni. Lontano dal brillare come una stella e non più in possesso della freschezza vocale di qualche anno fa, porta comunque in scena un vero protagonista, soprattutto nelle intenzioni e nell'interpretazione.

Lo affianca un bravissimo Vito Priante, vigoroso ed energico, seppur anch'egli avaro di emozioni.

Donna Anna è Federica Lombardi. Ogni anno le accademie di tutti i teatri cercano di superare la concorrenza mettendo sul mercato l'ultima novità, l'ultima scoperta, il o la cantante che ha la stoffa del fuoriclasse e che diventando celebre possa dire di essere il frutto di quella scuola. Ma se il campione non si trova, ci pensa il marketing. È una storia vecchia e che si continua a ripetere. Federica Lombardi ha una voce molto importante e dal bel timbro, ma nulla di così eccezionale o singolare, nulla di più di altre colleghe, a cui si aggiunge un bel problemino sugli acuti. Ma un soprano con difficoltà negli acuti perché dovrebbe fare una carriera internazionale? Si spera che la cantante, che ancora non è un'artista, sia meno sprovveduta di altre che l'hanno preceduta e che sistemi la sua tecnica prima che sia troppo tardi.

Donna Elvira è quel mostro di bravura e precisione di Salome Jicia, che però in questo ruolo non riesce a sfoggiare le sue ben conosciute prodezze. La parte la obbliga ad affondi che la snaturano, così come non le permette mai di sfogarsi verso l'alto come vorrebbe. Molto probabilmente sarebbe stata un'ottima Donna Anna.

Paolo Fanale, come di suo consueto nei ruoli mozartiani, è l'emblema di questo stile, fatto di grazia pura, che trova il suo apice nelle pregevoli mezze voci. Il suo Don Ottavio acquisisce spessore e intensità.

Stefan Kocan è un ottimo Commendatore, dotato di vocalità autorevole e solida.

Lavinia Bini è una buona Zerlina, corretta, equilibrata e omogenea.

Roberto Lorenzi è un efficacie Masetto, anche se un po' opaco.

Bravissimi gli attori sempre impegnati in scena: Klara Cibulova, Cyprien Colombo, Federico Vazzola.

Buone le prove dell'Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di Bologna preparato da Andrea Faidutti.

Piuttosto sgraziato e antiestetico lo spettacolo ideato da Jean-François Sivadier - cui va il solo pregio di un lavoro minuzioso in merito a gestualità, sguardi, ingressi e uscite, scene e controscene - con scenografia poco gradevole e fin troppo minimalista di Alexandre de Dardel, costumi di dubbio gusto di Virginie Gervaise e luci - comunque attinenti allo spettacolo - di Philippe Berthomé.

 
 
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