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Recensione Carmen di George Bizet al Teatro di Ferrara

Maria Cristina Chiaffoni, 19/02/2020

In breve:
Ferrara, il 7 febbraio 2020 - Recensione dell'opera lirica Carmen di George Bizet in scena al Teatro di Ferrara.


Una Carmen da copertina va in scena a Ferrara

E' una Carmen di tutti bellissimi e con figure da passerella quella che va in scena a Ferrara venerdì 7 febbraio.

L'allestimento è a cura di Ravenna Festival, in coproduzione con Ferrara e Lucca. Vorrei dare adito a polemiche su preponderanza della parte visiva sulla parte musicale-vocale, ma onestamente ho sentito belle voci, magari non del tutto a fuoco in alcuni momenti, ma assolutamente da seguire perche a mio avviso sono destinati a diventare veri big della lirica.

A cominciare dal regista che oltre ad essere un attore è un baritono che sta facendo una brillante carriera (in questo momento è Don Giovanni all'opera di Sidney) Luca Micheletti, che scolpisce una regia, viva, lacerante ed a volte graffiante. Molto personale e fuori da ogni schema, complice le scene nere e cupe di Ezio Antonelli ed i costumi scarni ed essenziali di Alessandro Lai e soprattutto le vivide luci che attraggono e respingono lo spettatore a cura di Vincent Longuemare.

La sua lettura di Carmen pone la protagonista al centro di una cupa storia di sesso e violenza, con lei stessa e le sue amiche prostitute o comunque ballerine in un club privè di infimo livello al posto della taverna di Lillas Pastià. Anche le sigaraie non sono operaie in pausa , ma merce di spettacolo per uomini che si siedono su poltrone stile cinema porno anni 50. E' discutibile senz'altro e a volte è opinabile, ma preferisco questi giovani registi che danno un messaggino forte ad un piattume interpretativo e senza emozioni.

Carmen è la bellissima, con un fisico da top model, Martina Belli. La voce è ben emessa, molto sicura negli acuti ed il fraseggio assolutamente di rilievo, ma a mio parere, non sento il velluto denso e ricco del vero mezzosoprano. Questo lo noto soprattutto nella quai contraltile aria delle Carte e nella forza e tensione che manca nel duetto finale. L'interprete sembra giustamente compiacersi della sua straordinaria avvenenza, mostrando con ampia generosità le splendide gambe, ma per ora le manca, a mio parere, la grande statura dell'interprete. Certo la giovane età le permetterà di giungere sulla vetta dei grandissimi teatri perché sia la voce sia la figura lo meritano ampiamente.

Come è destinato a diventare il Kaufmmann italiano, il tenore Antonio Corianò, magnifico Don Josè. La voce è molto bella, raggiante, spavalda e svettante negli acuti, l'interprete è buono, anche qui manca la zampata del grande artista. Che indubbiamente arriverà con l'età e l'esperienza.

Zampata che invece già possiede la splendida Elisa Balbo, pure lei affascinante Micaela, un raggio biondo in mezzo a tutto questo nero scenico. Voce di perla, meravigliosa in ogni registro, emessa con grande maestria e con sapiente uso del fraseggio.

Escamillo, un gran bel guardare nel completo di pelle nera, è il baritono Andrea Zaupa. Voce grande, non correttissima nell'emissione, a volte sembra strafare, ma tutto sommato è degno di nota ed anche per lui vale l'augurio di ascendere ad una carriera folgorante: lo merita per la bellezza della voce calda e brunita, e con studio e volontà riuscirà ben presto.

Top models in completo quasi sadomaso in shorts o minigonna di pelle nera, molto gradevoli sia alla vista (soprattutto per i maschietti spettatori…) ed anche all'ascolto per voci molto belle e ben usate, la Frasquita di Alessia Pintossi e la Mercedes di Francesca Di Sauro. Stessa cosa dicasi per i loro patners scenici: corretti e con buone voci il Dancairo di Rosario Grauso ed il Remendado di Riccardo Rados.

Sono belle le voci e le presenze che sbalzano fuori anche in un cast cosi da copertina lo Zuniga di Adriano Gramigni ed il Morales (che bella voce!) di Christian Federici.

Figura di grande carisma scenico è l'attore Ivan Merlo, sempre presente in scena, come maîtresse travestito o Lillas Pastia o alter ego di Carmen.

Notevole è la prova dell'Orchestra Giovanile Cherubini, diretta dal maestro Vladimir Ovodok che offre una lettura potente ed a volte priva della solarità mediterranea propria dell'opera di Bizet.

Il coro Cherubini-Bellini, molto corretto, ma a mio avviso sottorganico per un'opera come Carmen, ha dato il suo buon apporto vocale e scenico come pure il Coro di voci bianche Ludus Vocalis diretto da Elisabetta Agostini. Il maestro del coro Cherubini-Bellini era Antonio Greco.

Il pubblico numeroso, con applausi tiepidi durante la rappresentazione, alla fine ha accolto il cast con molte chiamate al proscenio per il cast.

Rinnovo l'augurio a tutto il giovane e bellissimo cast di arrivare alla Scala e Metropolitan, per dire due templi della lirica, ben presto.

 
 
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