Un Ernani “cubista” incanta il filarmonico.
Torna dopo un'assenza durata vent'anni l'opera giovanile più romantica di Verdi.Ernani è una delle opere "cardine" del percorso creativo del musicista con la quale inaugura la sua
cifra stilistica che, con inesauribile progressione, lo condurrà fino ai capolavori della vecchiaia.
Siamo nel 1844. Verdi dopo I lombardi alla Prima Crociata, che segna il limite della sua prima
parte della carriera, era alla ricerca di nuove strade da percorrere che portassero ad una
innovazione del suo stile. Le prime quattro opere erano, per lo più, ispirate a modelli compositivi
dei primi anni dell'800 che avevano in Rossini, Bellini e Donizetti i rappresentanti più illustri.
Si
rendeva, quindi, necessario un cambiamento.
Infatti, è proprio in quegli anni che Verdi non dopo
lunghe ed estenuanti ricerche e scartando altri soggetti si concentro' su “Hernani”, dramma
teatrale di Victor Hugo che, a giudizio del Compositore, era ideale per una trasposizione musicale.
Vicende incalzanti, molta azione, sentimenti forti. L'”Hernani” era stato rappresentato a Parigi nel
1830 ed aveva colto un successo clamoroso.
I nobili personaggi protagonisti sono combattuti tra
Amore ed Onore e, in nome di questi sacri principi, si trasformano, a dispetto dell'alto lignaggio, in
uomini straordinariamente egoisti, possessivi, disposti a tutto pur di trionfare sui potenti.
In
questa messa in scena, pensata da Stefano Poda, ormai nel novero dei piu importanti registi
d'opera del nostro tempo, e che, oltre alla regia, cura i costumi le scene.
Nulla è come prima nei
suoi allestimenti, le atmosfere tetre cupe i soffiti a cassettoni, i costumi ridondanti di sete, velluti,
pizzi e merletti, le spade, i cappelli piumati sono solo un vecchio ricordo.
Niente ha piu le sembianze
del “classico” ma si trasfigura in forme geometriche come i cubi, anche tramati da decorazioni
abbaglianti, che ricordano i segmenti di un microchip, le colonne corinzie del primo atto, specchi,
che incombono sulla scena e che lasciano lo spettatore annichilito e dubbioso.
La scatola scenica nella quale si svolge la trama rappresenta la
divisione tra due mondi: (cit.)"un bassofondo di
rovine - queste rimandano al passato - e uno spazio astratto, tecnologico, moderno."
I due mondi
rappresentano simbolicamente gli opposti che giungeranno a sintesi solo attraverso gli elementi
tipici dell'opera, cioè la danza, il movimento, la parola cantata”.
Non a caso, nella prima scena
dell'opera campeggia la scritta “LA BATTAILLE D'HERNANI” , sintesi della diatriba tra passato e
futuro nel teatro. Che tanto ha infiammato le serate di rappresentazione della pièce teatrale di
V. Hugo .
Oltre ad uscire da un modello di narrazione drammaturgica
incentrata su uno strettissimo rapporto tra il testo e l'azione scenico
coreografica, i protagonisti vengono investiti di una resposabilità ulteriore, oltre quella gia notevole di sostenere il ruolo vocalmente, che è quella di
sublimare le emozioni in movimento.
Districarsi da un groviglio di lacci e quasi presa a guinzaglio,
come succede a Elvira nella famosa aria “ Ernani involami", oppure stare in bilico su una pedana
rotante dalla quale ”Silva” nella cabaletta del primo atto "Infelice!... e tuo credevi!" esplode colpi
di pistola uccidendo decine di malcapitati figuranti, che in modo del tutto normale resuscitano
nelle scena seguente, sono solo pochi esempi di cio' che il regista chiede ai sui interpreti.
Per
questo, quando ci caliamo nell'ascolto dell'opera tutti i tasselli del puzzle vanno automaticamente
al loro posto, la grande musica di verdi mette tutto a suo posto.
Ascoltando semplicemente quest'opera nella messa in scena dal teatro filarmonico
si nota innanzitutto una coerenza interpretativa ed una omogeneità di intenti che il maestro
Arrivabeni ha ben condotto durante
tutto il corso dell'opera.
Le tinte scure, gli slanci romantici, i ritmi incalzanti tipici di un verdi ancora
non del tutto smaliziato hanno fatto da contraltare a sonorità soffuse, filati struggenti e
sospensioni di suono quasi crepuscolari. Molto bene anche per quello che riguarda gli equilibri
palcoscenico-buca sia con il coro, che forse in qualche occasione data la profondità della scena
risultava un po in ritardo, che con i solisti, i quali hanno avuto buon vivere da una trama sonora
congeniata attentamente da una preparatissima orchestra .
E così, il tenore
Antonio Poli, nel
ruolo di Ernani, aristocratico bandito nonché malcelato nobile decaduto, trascende gli stilemi
classici per approdare ad una nuova idea di eroe romantico.
Il suo timbro squillante quasi
fragoroso è sempre assolutamente a fuoco durante tutta l'opera, in particolare nella celebre aria
“come rugiada al cespite” paradigmatico esempio di tecnica, musicalità,
vocalità espressa ai
massimi livelli. E, al contrario, cambia di intensità emotiva, si contrae e diventa sensuale e dolente
quando nel finale, al momento di sottostare al giuramento e di togliersi la vita, invece di
pugnalarsi, in maniera simbolica, strappa una pagina del libro che tiene in mano.
Olga Maslova, al debutto in terra veronese, ci pare alquanto a suo agio nel ruolo di
Elvira, caratterizzata sempre
da una presenza scenica notevole e da un emissione vocale che reagisce perfettamente alle
sollecitazioni sonore proposte dal direttore, preparatissima nella tecnica sopraffina. I suoi
cambiamenti di registro ne sono un tratto distintivo. Emblema ne è l'aria del
primo atto
"Ernani, Ernani involami", nella quale Elvira supplica Ernani di rapirla per non sottostare al
matrimonio con Silva.
Vitalij Kowaljow ha dato vita ad un
Don Ruy Gomez de Silva rancoroso, con la sua inconfondibile trama scura di voce inappuntabile nel fraseggio mai sopra le righe e
sempre dentro un personaggio che difficilmente si lascia sfuggire di mano.
E finalmente
Amartuvshin Enkhbat, nel ruolo di Carlo V ,ormai di casa a Verona e che non ha proprio bisogno
di presentazioni, le sue interpretazioni lasciano sempre annichilito lo spettatore per una presenza
scenica imponente quasi che offuschi i suoi colleghi: una vocalità esuberante in ogni parte del
registro a tratti squillante, a tratti vacua e soffusa, fine e maestosa al contempo, una tecnica
impeccabile ed una musicalità fuori dal comune sono ormai tratti distintivi del suo personaggio.
Ne
sono un esempio le arie “Oh, de' verd'anni miei” e “Vieni meco, sol di rose”.
Hanno compleatato il cast Elisabetta Zizzo (Giovanna),
Saverio Fiore (Don Riccardo), Gabriele
Sagona (Jago), che hanno meritato il riconoscimento del
pubblico a fine rappresentazione. Verona | Teatro Filarmonico | 17 dicembre
2025, ore 19 Fondazione Arena di Verona - Stagione d'Opera 2025
ERNANI Dramma lirico in quattro atti di Giuseppe Verdi Libretto di Francesco Maria
Piave dal dramma di Victor Hugo
Ernani - Antornio Poli Don Carlo -
Amartuvshin Enkhbat Silva - Vitalij Kowaljow Elvira - Olga Maslova
Giovanna - Elisabetta Zizzo Don Riccardo - Saverio Fiore Jago Gabriele -
Sagona
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani Direttore Paolo Arrivabeni
Regia, scene, costumi, luci Stefano Poda |
Assistente a regia, scene, costumi, luci Paolo Giani Cei |
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese ph.©Ennevi
Fondazione Arena
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