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» Recensione dell'Opera MANON LESCAUT Teatro Massimo di Palermo

Gigi Scalici, 09/07/2008

In breve:
Gigi Scalici scrive la recensione dell'Opera MANON LESCAUT di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Massimo di Palermo il 15 giugno 2008


Subito dopo il Trittico dello scorso mese di maggio, ha fatto seguito Manon Lescaut in occasione della ricorrenza dei centocinquanta anni dalla nascita del Maestro Giacomo Puccini.

La prima delle opere più popolari del compositore lucchese – con libretto tratto dal noto romanzo dell'abate Prévost dopo le Manon di Auber e di Massenet, è stata  messa in scena con un allestimento tradizionale del Massimo riveduto e corretto, con la regia di Pierfrancesco Maestrini e le scene di Fiorella Mariani ed era stata similmente rappresentata con successo anche al Bellini di Catania. Fedele al libretto, con i costumi d'epoca di David Walker e con arredi classici di buon gusto, piuttosto completa e curata nei particolari (la carrozza del primo atto da cui scende Manon era trainata da un vero cavallo).

Purtroppo le agitazioni sindacali ed il rischio dello sciopero a sorpresa, aleggiano ormai al Teatro Massimo di Palermo come un impercettibile ed atonale sottofondo musicale, per disturbare il corso delle rappresentazioni.

Sia la prima del 13 giugno parzialmente disertata dal pubblico sia la replica del successivo giorno 15 con lo stesso cast sono state a rischio, soprattutto per l'assenza di Daniela Dessì nel ruolo del titolo che avrebbe dovuto affiancare Fabio Armiliato, come previsto nel programma degli abbonamenti. Non è chiaro il motivo della sua sostituzione; dai volantini che sono stati distribuiti dal sindacato di settore all'ingresso il 15 giugno, sembrerebbe dovuto alla responsabilità dell'organizzazione del teatro, ormai adusa a frequenti sostituzioni.

A prescindere dalle suddette problematiche – cui difficilmente ci rassegneremo - riteniamo che non sia corretto diffondere tra il pubblico meno attento – che spesso tributa applausi ad interpreti e spettacoli non proprio così meritevoli - malumori che alla fine penalizzano la serata e quindi la resa musicale dei professionisti.

Certamente Manon Lescaut oggi è uno dei cavalli di battaglia degli "Armiliato" (ricordiamo il successo di entrambi a Palermo negli anni scorsi in Madama Butterfly ed in Andrea Chénier), coppia più che affiatata nella vita e sui palcoscenici internazionali, ma non si può certo dire che la signora Daniela non sia stata sostituita dignitosamente.  

Immagini della recensione di Gigi Scalici dell'Opera MANON LESCAUT andata in scena al Teatro Massimo di Palermo il 15 giugno 2008 La giovane rumena Adina Nitescu che calca da anni le scene dei maggiori teatri europei ed esperta del ruolo, debuttante a Palermo subito dopo il successo al Bellini di Catania, è stata una Manon di bella presenza, innocente, civettuola, sensuale, amorosa e drammatica nel contempo. Non sarà ancora del tutto matura vocalmente, sicuramente dovrà perfezionare lo stile di canto, ma è un soprano dotato di un bel corposo e caldo timbro di lirico - spinto dall'intenso volume e di buon'estensione: non ha mostrato alcuna difficoltà neanche nelle puntature più acute che sovrastavano l'intera orchestra.

Dotata inoltre di chiarissima dizione nonostante le sue origini, ha risolto con continuità di canto le famose arie soliste "in quelle trine morbide " del frivolo secondo atto e la drammatica "sola, perduta, abbandonata " del quarto, oltre i rispettivi intensi duetti amorosi con  De Grieux.

Il suo cavaliere non è stato purtroppo quello del solito Fabio Armiliato che ci aspettavamo.

 Al primo atto ha mostrato talune piccole difficoltà d'estensione nella parte alta del registro in "donna non vidi mai...Manon Lescaut mi chiamo… "; nell'intervallo con il secondo atto è stato annunciato che sebbene un'indisposizione di salute - presumibilmente latente anche alla prima  – avrebbe tuttavia portato a termine la recita.

Come si è detto in altre circostanze, egli non è un tenore lirico - spinto d'imponente volume ed in cerca di grandi effetti sulle platee; non forza gli acuti ed è dotato di un un bel timbro elegante come la sua presenza.    

Grazie alla sua esperienza, ha superato ugualmente le difficoltà dei duetti e soprattutto nel terzo atto " guardate, pazzo son", quindi è stato un De Grieux di tutto rispetto, in un'opera che in ogni caso mette a dura prova le corde del tenore.

Il terzo è certamente l'atto collettivamente più carico d'emozioni, dall'appello delle cortigiane, tra le quali Manon, che dalla prigione devono essere imbarcate a Le Havre per "popolare le Americhe", al grandioso concertato sostenuto con gran professionalità dall'ottimo coro al completo - preparato e diretto da Miguel Fabían Martínez - e da un'orchestra che con la superba direzione del giovane ed affermato maestro Giampaolo Maria Bisanti si è mostrata piuttosto precisa, sin dalle melodie sinfoniche del primo atto.

Immagini della recensione di Gigi Scalici dell'Opera MANON LESCAUT andata in scena al Teatro Massimo di Palermo il 15 giugno 2008 L'esecuzione dell'intermezzo - atto a rappresentare la disperazione di De Grieux - con viola e violoncello solisti e la melodia in si minore degli archi al completo sono stati l'esito di una perfetta concertazione, in una partitura che richiama spesso melodie e sinfonie fondamentali in tutto il contesto dell'opera (Wagner docet). Sono scaturite talune riserve sulla lettura musicale del maestro Bisanti, per i tempi sostenuti e le intense dinamiche delle pagine più colorite, ma si deve pur tener conto che la Manon di Puccini è una tra le prime composizioni di fine ottocento che anticipa il realismo, il verismo musicale, in opposizione quindi, ad esempio, all'omonima opera comique di Massenet.

Interessanti e preparate le voci di Dalibor Jenis , con ottime esperienze rossiniane e verdiane, nel ruolo del militare - fratello di Manon dal timbro esteso di baritono chiaro e del giovane Saverio Fiore – Edmondo in "ave sera gentile ", dalla bella voce di tenore lirico-leggero in carriera, ai quali sono dedicate purtroppo  poche pagine musicali per essere apprezzati compiutamente.

Simpatico il ricco Geronte dell'esperto basso-buffo rossiniano Danilo Rigosa che con la sua alta professionalità di cantante-attore, a bordo di una carrozzella spinta da un inserviente, ha dato un bel tocco d'ilarità al dramma pucciniano nei primi due atti.

Ottimo lavoro anche da parte dei comprimari, in una rappresentazione che rispetto alla prima ha riscosso più consensi soprattutto al termine dello spettacolo e che ha subito sicuramente l'influenza delle agitazioni in corso; questo in un teatro di tradizione come il Massimo, che ha ospitato i più grandi interpreti del melodramma, non dovrebbe verificarsi.

Gigi Scalici

 
 
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