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» Recensione Opera Siegfried di Wagner al Teatro Comunale di Firenze

Silvia Cosentino, 07/01/2009

In breve:
Mercoledì 26 novembre, al Teatro Comunale di Firenze, è andata in scena la terza replica di Siegfried di Richard Wagner: realizzato in coproduzione con Palau de les Arts Reina Sofìa di Valencia e curato dalla compagnia La Fura dels Baus, il nuovo allestimento vanta la regia di Carlus Padrissa e la direzione di Zubin Metha


Mercoledì 26 novembre, al Teatro Comunale di Firenze, è andata in scena la terza replica di Siegfried di Richard Wagner: realizzato in coproduzione con Palau de les Arts Reina Sofìa di Valencia e curato dalla compagnia La Fura dels Baus, il nuovo allestimento vanta la regia di Carlus Padrissa e la direzione di Zubin Metha.

Oltre cinque ore di musica per la seconda giornata di Der Ring des Nibelungen, colossale progetto che vede Wagner impegnato per circa trentatré anni, dal 1843 al 1876, anno della prima, integrale rappresentazione a Bayreuth.
Non siamo al Festspielhaus, ma di certo il grande palco del Comunale ben accoglie l'apparato scenografico (firmato da Roland Olbeter) concepito dalla Fura, già da qualche anno impegnata con la tetralogia wagneriana: la struttura principale è costituita sei pannelli elettronici semoventi, riproduttori di immagini video (a opera di Franc Aleu) o semplice sfondo colorato a seconda dei casi. Tutti gli spostamenti scenici sono effettuati a vista da un coordinato gruppo di macchinisti, inevitabilmente investiti del ruolo di figurante. Per quanto riguarda l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, perfino l'ampia buca del Comunale ha difficoltà a contenere tutti gli elementi (più di sessanta) richiesti secondo le volontà dell'autore tedesco: le due arpe fanno infatti bella mostra di sé in uno dei primi palchi laterali. Come di consueto, sopratitoli in lingua italiana (a cura di Prescott Studio, Firenze) agevolano la comprensione della complessa opera.

Immagine Primo atto - Zakhozhaev - Recensione Siegfried Siegfried vede svolgersi ben poche azioni concrete: si assiste, piuttosto, agli effetti prodotti dal furto dell'oro avvenuto in Das Rheingold; tutto ruota intorno al giovane e impulsivo eroe, totalmente scevro da legge e morale, destinato a vincere (almeno in questa fase) grazie alla libertà e all'istinto naturale. Anche per quanto riguarda la musica, si nota un prevalente adattamento di temi preesistenti nell'antefatto e nella prima giornata.

Sul tema dell'anello e il richiamo del bosco nel Preludio, si inserisce l'incalzante ritmo dell'officina; mentre gli schermi offrono convulse immagini di ingranaggi sorgenti dal cuore della terra, ecco comparire il nano Mime (il tenore Ulrich Ress), grottesco scienziato fatto calare dall'alto con il suo tavolo da lavoro. Inquietanti inservienti vestiti di bianco animano questo indecifrabile laboratorio, su cui incombe l'ossessione della spada da forgiare. Il tenore Leonid Zakhozhaev fa il suo sfrontato ingresso in scena nei panni di Siegfried, dando il via al primo scontro tra malizia e innocenza, deformità e bellezza. Bambinone cresciuto acconciato con dread biondi, il giovane indossa un abito (i costumi sono di Chu Uroz) fatto di pelli e pelo che lascia intravedere petto e gambe possenti. Sui violoncelli si sviluppa uno dei rari momenti di poesia dell'opera, il richiamo della madre, evocata attraverso la moltiplicazione di una figura femminile sugli schermi, unica occasione in cui l'avveniristica struttura video della Fura cede a un utilizzo didascalico. Gli ottoni lasciano invece spazio a Wotan travestito da Vindante, il basso Juha Uusitalo, maestoso nel timbro e nel corpo; in pesante soprabito grigio piombo, incombe con sapienza e fisico sul piccolo Mime, rendendolo ancora più ridicolo. L'atto si conclude sui vigorosi archi che accompagnano la tempra della spada, nel tripudio delle fiamme della fucina.

Secondo Atto - Siegfried e il drago - Recensione Siegfried Culla dell'oro e centro della maledizione, la solitaria foresta è protagonista della seconda parte; dopo l'incontro fra Wotan e Alberich, il basso Franz-Josef Kapellmann, la tuba introduce il nuovo tema del drago Fafner (il basso Stephen Milling), la cui voce proviene da un lontano altoparlante fuori scena. In Siegfied ritorna il ricordo quasi ossessivo della madre, accompagnato dai violoncelli; qui si inseriscono oboe, flauto e clarinetto, a simular la voce, per il momento incomprensibile, dell'Uccello del Bosco, simbolo della natura ridente contrapposta alla malvagità del drago. Incosciente della paura, lo spavaldo giovane si batte con la creatura, una serpentina macchina metallica (automazione realizzata da Festo), accompagnata da uno strisciare di corpi umani: l'uccisione del mostro costituisce la vera prima azione presente nella vicenda. L'uccellino acquista adesso la melodiosa voce e il corpo del soprano Chen Reiss, sospeso sul palco da un'imbracatura con tanto di ali trasparenti; l'eroe comprende la sua missione e si libera di Mime: con la sua uscita di scena, la musica acquista i toni caldi e radiosi che caratterizzano la conclusione. Violini e flauti accennano la prossima entrata in scena di Brünnhilde, la valchiria destinata a sconvolgere la purezza di Siegfried.

Immagini tratte da Google Earth e innevati paesaggi accompagnano Wotan nel Preludio del terzo atto, a ritmo di cavalcata solenne: dopo aver risvegliato la dea della terra Erda (il contralto Catherine Wyn-Rogers), sospesa in posizione ieratica su un trono, egli incontra l'insofferente nipote Siegfried e gli cede definitivamente il ruolo di protagonista, uscendo di scena. Violini introducono il sonno di Brünnhilde (il soprano Jennifer Wilson), sdraiata su una pedana circolare inclinata verso la platea e sostenuta da figure vestite di nero. Si consuma la seconda vera azione: Siegfried oltrepassa con coraggio il muro di fuoco (fiaccole sostenute dai figuranti) e solleva l'armatura della valchiria. Qui subentra la scoperta dell'ignoto, la paura di fronte alla donna, alla quale il giovane, preda di un chiaro complesso freudiano, reagisce invocando la madre. Dal Pianissimo al Fortissimo, si assiste al risveglio dell'imponente Brünnhilde (femmina nella gonna, maschio nella corazza) e al suo saluto alla terra, accompagnato da violini e arpe. Sullo sfondo di un turbinio di acque, simbolo di slancio vitale, la paura del protagonista e i dubbi della valchiria di fronte all'inevitabile abbandono della semidivinità lasciano spazio al radioso intreccio di voci nel duetto finale, a quel tripudio destinato ad essere distrutto dalle vicende di Götterdämmerung.

Terzo Atto - Wotan interroga Erda - Recensione Siegfried Le grandiose soluzioni scenografiche, saltate dagli effetti di luce di Peter van Praet, si rivelano in armonia con gli epici toni della narrazione, sebbene risultino a tratti talmente esuberanti da prevaricare l'orchestra. Assorbito dall'impatto visivo, lo spettatore rimane ipnotizzato: è necessario un ulteriore sforzo di concentrazione affinché la musica non venga recepita come semplice colonna sonora di ciò che avviene sul palco.

Di elevata qualità l'esibizione di tutti i cantanti, in perfetta sintonia con l'orchestra. Oltre alla limpidezza del timbro, Zakhozhaev colpisce per le doti attoriali, per la capacità di rendere la beata incoscienza attraverso gesti e mimica facciale; il suo Siegfried è un fanciullo dentro aitanti fattezze di uomo, ignaro della propria sessualità. Per questo, è estremamente tenero nelle invocazioni alla madre e nel suo rimanere attonito di fronte al corpo, sconosciuto ma già desiderato, di Brünnhilde. Seppur breve, la performance di Wilson risulta significativa, sia nei lievi passaggi che accompagnano il risveglio sia nell'espressione di tutto il suo potere femminile. Uno dei ruoli più complessi è di certo quello di Mime, indiscusso protagonista del primo atto: al di là di qualche incertezza nell'intonazione, Ress attira l'attenzione del pubblico sulla deforme e meschina creatura, buffa e commovente nella sua miseria. Impressionante nella sua potenza di basso, Uusitalo è perfettamente calato nei panni di Wotan, granitico nel canto e nell'incedere solenne. Fra tutti gli altri interpreti, colpisce in modo particolare il soprano Reiss, dal fraseggio estremamente disinvolto malgrado la costrizione nell'imbracatura che la tiene sospesa in aria.
Magistrale la direzione di Metha sul podio dell'attenta Orchestra del Maggio, dagli elementi sempre ben calibrati tra loro, tanto sui Piano quanto sui Forti.

Uno spettacolo di alto livello, da ricordare nel tempo: lunghi ed entusiasti applausi accompagnano l'uscita degli artisti.

Galleria fotografica

(gentile concessione del Maggio Fiorentino)

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Foto 1

FOTO 1 – Primo atto, da sinistra Leonid Zakhozhaev (Siegfried) e Ulrich Ress (Mime)

Foto 2

FOTO 2 – Primo atto, ancora Zakhozhaev

Foto 3

FOTO 3 – Conclusione del primo atto, ancora Zakhozhaev

Foto 4

FOTO 4 – Secondo atto, Siegfried e il drago

Foto 5

FOTO 5 – Secondo atto, l'incontro di Siegfried con l'Uccello del Bosco (Chen Reiss)

Foto 6

FOTO 6 – Terzo atto, Juha Uusitalo (Wotan)

Foto 7

FOTO 7 – Terzo atto, Wotan interroga Erda (Catherine Wyn-Rogers)

Foto 8

FOTO 8 – Terzo atto, Siegfried risveglia Brünnhilde (Jennifer Wilson)

Foto 9

FOTO 9 – Terzo atto, il duetto finale di Siegfried e Brünnhilde

 
 
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