«Faccio la “Dame aux Camelias” che avrà per titolo, forse, “Traviata”.
Un soggetto dell'epoca. Un altro forse non l'avrebbe fatto per i costumi, pei
tempi, e per mille altri goffi scrupoli (…) Io lo faccio con tutto il piacere».
Era il gennaio del 1853 quando il compositore Giuseppe Verdi scriveva
all'amico Cesare de Sanctis la sua intenzione di mettere in musica la
pièce di Alexandre Dumas figlio, vista l'anno prima a Parigi. Dopo
pochi mesi nasceva “La traviata”, opera in tre atti e quattro scene su
libretto di Francesco Maria Piave, unanimemente considerata uno dei
drammi in musica più importanti a livello universale, nonché il capolavoro della
celebre «trilogia popolare verdiana», della quale fanno parte anche il “Rigoletto”
e “Il trovatore”.
Note verdiane per il debutto del “BA Teatro” del Sociale
A far rivivere sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio la magia
di questo melodramma, la cui raffinata vena intimistica e l'elegante dialogo tra
eros e thanatos ne hanno fatto uno dei titoli più amati del repertorio
operistico, sarà il Teatro dell'Opera di Milano, sotto la regia di
Mario Riccardo Migliara, in un nuovo allestimento, che vedrà in scena
anche l'Orchestra filarmonica di Milano e la Corale lirica ambrosiana,
dirette rispettivamente da Francesco Attardi e Roberto Ardigò. La
scenografia è realizzata da Arti in scena; le coreografie
portano la firma di Valeria Pala, i costumi quella di Carmen
Iacovetta; le luci sono a cura di Maurilio Boni; trucco e
acconciature vedranno all'opera As Make Up.
La data da segnarsi in agenda è quella di venerdì 27 novembre, quando la
sala di piazza Plebiscito darà il via alla sua stagione 2009/2010, inserita in “BA
Teatro”, rassegna che, sotto l'egida e con il contributo economico
dell'amministrazione comunale di Busto Arsizio, riunisce anche i
cartelloni di PalkettoStage e dei teatri Manzoni e San Giovanni Bosco. E'
questo il primo dei due appuntamenti che il teatro Sociale di Busto Arsizio
dedica ai melomani. Venerdì 12 febbraio 2010 sarà, infatti, la volta
dell'opera buffa “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini,
sempre con il Teatro dell'Opera di Milano.
Echi parigini per un «soggetto dell'epoca»
“La traviata” porta sotto l'occhio di bue del palcoscenico la bella e
scostante Violetta Valery, una prostituta parigina d'alto bordo,
realmente esistita con il nome di Alphonsine Plessis, che Alexandre
Dumas figlio consegnò a futura memoria nel romanzo e, quindi, nella comédie
mêlée d'ariettes “Le dame aux camelias” come Margherite Gautier,
cocotte della Francia di Luigi Filippo che, dopo una vita trascorsa nel vizio,
si innamora, ricambiata, di un giovane di buona famiglia, cui è costretta a
rinunciare in nome delle convenzioni sociali del tempo e che ritroverà al suo
capezzale, poco prima di spirare. Ad interpretare la celebre coppia di amanti
sul palco di piazza Plebiscito saranno il soprano Sandra Balducci e il
tenore Filippo Pina Castiglioni.
“La traviata”, il cui debutto risale al 6 marzo 1853 presso il teatro
La Fenice di Venezia, si configura come un'opera di carattere morale, con al
centro diversi ingredienti tipici della librettistica ottocentesca: dall'amore
inteso come legame che supera ogni limite imposto dalle regole della convenienza
sociale alla preminenza del valore della famiglia su qualsiasi altro. Nuova è,
invece, la scelta di trattare una vicenda legata alla cronaca contemporanea, per
giunta mutuata da un best-seller della cosiddetta letteratura scandalistica,
laddove la librettistica prediligeva il più delle volte ambientazioni lontane
nel tempo e nello spazio, se non addirittura mitiche. Non è un caso che solo
nell'edizione del 1906 l'opera verdiana venisse rappresentata in abiti
ottocenteschi; le prime repliche retrodatarono, infatti, la storia all'epoca di
Luigi XIV per non incorrere nella censura, ma anche per motivi pratici: «abituati
ai costumi, difficilmente i coristi, che cantavano per arrotondare lo stipendio,
- ricorda il musicologo Gianni Ruffin - avrebbero indossato con
disinvoltura gli abiti di lusso dell'aristocrazia e alta borghesia del tempo».
Dal dramma di Dumas alla musica di Verdi
La grande innovazione di questo melodramma, unanimemente considerato
l'ultima opera belcantistica di Giuseppe Verdi, sta, però, nelle
soluzioni drammaturgico-musicali adottate, che ne hanno fatto il perfetto
spartiacque fra il modello di inizio Ottocento, ancora legato a una dimensione
vocale idealizzata, e la nuova via realistica, percorsa dal compositore di
Busseto con i suoi lavori successivi. La parte di Violetta Valery ne è
l'immagine con la sua esuberante ornamentazione virtuosistica del primo atto («tutta
quanta risolta con picchi, acuti, scalette e arpeggi», per usare le parole
di Renato Bossa), cui segue un finale quasi recitato, giocato su intensi momenti
di declamazione, in cui incide più il sentimento del bel canto, dove si
respirano tutte le mille sfaccettature dell'animo della protagonista, in bilico
tra gioia, dolore, vergogna, pentimento, malinconia. Una novità, questa, che fu
colta dal critico dell'«Italia musicale» nei giorni antecedenti la sfortuna
“prima” (l'opera verdiana raggiunse il successo solo nella seconda edizione,
quella presentata il 6 maggio 1854 al teatro San Benedetto di Venezia): «La
traviata è la migliore o almeno la più progressiva delle opere moderne […] D'ora
innanzi [...] si anderà al teatro d'opera con quella medesima disposizione con
cui si va al teatro del dramma. [...] Verdi è inventore di un nuovissimo genere
di musica, egli ha moltiplicato i suoi mezzi e vuole che essa sia capace di
esprimere non solo i pensieri e i sentimenti in generale, ma anche tutte le loro
modificazioni».
Fra i passaggi più popolari del capolavoro verdiano, il motivo “Amami,
Alfredo, amami quanto io t'amo”, diventato un topos della lirica, oltre al
celeberrimo brindisi “Libiamo ne' lieti calici”, alla cabaletta “Sempre
libera degg'io”, all'aria “Addio, del passato bei sogni redenti” e al
duetto “Parigi, o cara, noi lasceremo”. Tutti brani entrati
prepotentemente nel comune sentire e capaci di emozionare, con il loro pathos
e il loro romanticismo, non solo i melomani, ma anche un pubblico non
esperto.
Violetta allo specchio
L'allestimento del Teatro dell'Opera di Milano, grazie all'ideazione scenica
e alla regia di Mario Riccardo Migliara, indaga nel profondo l'animo e i
pensieri di Violetta Valery e rivela per lei un'esistenza diversa, fatta
dai suoi stessi sogni. «Quasi come un incantesimo, grazie a un sapiente gioco di
luci, i pensieri della donna diventano visibili dietro uno specchio, dando la
possibilità al sogno di trasformarsi in realtà e aprendo così la porta a
possibili inaspettati finali», spiega il regista.
Al botteghino
Il costo del biglietto è di euro 32,00 per la platea, euro 25,00 per la
galleria ed euro 20,00 per il ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni;
ultra 65enni; militari; soci TCI (previa presentazione della tessera nominale),
Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone. Il
botteghino è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle
18.00, e il sabato dalle 10.00 alle 12.00. E' possibile prenotare
telefonicamente tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: dal lunedì
al venerdì, dalle 16.00 alle 18.00; il sabato, dalle 10.00 alle 12.00.
Informazioni al numero 0331 679000.
Informazioni al pubblico: Il teatro Sociale srl, piazza Plebiscito 8, 21052
Busto Arsizio (Varese), tel. 0331 679000, fax. 0331 637289.
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