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»Recensione opera La cenerentola di Gioachino Rossini Teatro Valli di Reggio Emilia

William Fratti, 09/07/2010

In breve:
Reggio Emilia, 20/04/2010 - Chiude la stagione lirica 2009/2010 al Teatro Valli di Reggio Emilia l'opera La cenerentola di Gioachino Rossini, la cui regia è affidata a Daniele Abbado.



Il Teatro Valli di Reggio Emilia chiude la Stagione Lirica 2009-2010 con un nuovo allestimento de La Cenerentola, affidato al regista Daniele Abbado, in coproduzione con il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Lirico di Cagliari e l'Opéra de Nice.

Il regista milanese si avvale di un impianto scenico molto semplice, firmato da Gianni Carluccio, in cui un'ampia scatola teatrale grigia racchiude l'intero palcoscenico su cui è disposta una cucina in laminato giallo pallido tipica degli anni '70, con accanto le seggiole caratteristiche dalle gambe sottili. Le pareti sono dotate di porte, finestre e passerelle a scomparsa che si aprono all'occorrenza corredate da un gioco simpatico di scale, scalette e scaloni che creano un ambiente suggestivo che passa dal vuoto al pieno, dalla cenere al lusso, con l'aiuto valido e sicuro delle luci di Guido Levi, che cambiano tonalit di continuo dal giallo all'arancio, dal rosso al rosa, dal verde all'azzurro.

Evelino Pidò
dirige con precisione l'Orchestra della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, portando con bel gesto le masse artistiche all'uso puntuale dei piani e dei forti, ma se la lettura della partitura è accurata, l'anima di Rossini è forse dimenticata e ciò si nota particolarmente nella mancanza di brio, propria dei drammi giocosi del compositore pesarese.

La giovane Josè Maria Lo Monaco, che torna a Reggio Emilia dopo l'interpretazione di Pippo ne La gazza ladra, è Angelina e dimostra di possedere le giuste qualit per diventare una grande professionista. La voce dal bel timbro caldo e omogeneo è particolarmente interessante nella zona centrale, sia nel canto spianato di "Una volta c'era un Re" che nelle terribili agilit del rondò finale; forse si dovrebbe apportare qualche miglioria a livello tecnico nella zona acuta, che talvolta non sembra essere perfettamente pulita.

Il trentenne soprano catanese è affiancato dal Don Ramiro del giovane tenore russo Maxim Mironov, regolare frequentatore dei Festival di Glyndebourne e di Pesaro, che sa farsi notare per la bella presenza scenica oltre che per una voce notevolmente limpida, che purtroppo si riesce a udire soltanto in assenza del coro e di un eccessivo peso orchestrale. Il timbro molto chiaro e leggero e la linea di canto assai morbida lo contraddistinguono come un vero tenorino di grazia, ma sfortunatamente il suono è piccolo e corre poco. I due protagonisti si amalgamano comunque molto bene ed il celebre duetto "Un soave non so che" è eseguito come si deve, soprattutto la stretta finale "Ah ci lascio proprio il core / Quell'accento, quel sembiante".

Paolo Bordogna
, dopo aver interpretato Dandini per diversi anni, si cimenta per la prima volta con il ruolo di Don Magnifico e gli calza a pennello. Il baritono milanese riesce abilmente ad abbandonare gli atteggiamenti gigioneggianti del cameriere del Principe per vestire i panni dell'autorevolmente imbarazzante patrigno, sfoggiando sicurezza nell'interpretazione e brillantezza nella vocalit fin dalla cavatina "Miei rampolli femminini", ma sorprende per la qualit del suono ed il giusto uso dei colori, oltre che per la simpatia, soprattutto nella seconda aria "Sia qualunque delle figlie".

Roberto De Candia
è Dandini, divertente e brioso senza mai uscire dai ranghi e nel celebre duetto "Un segreto d'importanza" si esibisce accanto a Paolo Bordogna, dando entrambi una buona prova di canto rossiniano.

Nicola Ulivieri
è perfettamente accomodato nel ruolo di Alidoro, in cui può sfoggiare una possente vocalit dotata di timbro scuro e buono squillo.

Le sorellastre, che vestono bei costumi di Giada Palloni, sono scenicamente ben interpretate dal mezzosoprano Alessandra Volpe e dal soprano Eleonora Cilli, che purtroppo durante i concertati mostra degli acuti non troppo puliti.

Buona la prova del coro diretto da Franco Sebastiani, che si presta anche ai difficili movimenti imposti dalla regia di Daniele Abbado e dalla coreografia di Alessandra Sini.
 
 
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