Intervista a Luciana D'Intino: l'arte di saper apprendere
Gloria Bellini, 21/11/2010
In breve:
Dall'1 al 4 dicembre p.v. presso l'Accademia
della Voce di Torino il mezzosoprano Luciana D'Intino terrà una
masterclass di perfezionamento per cantanti lirici. Rigore, umiltà e capacità di apprendere stanno alla base di una carriera che l'ha portata a calcare i principali palcoscenici lirici di tutto il mondo con grande stima e consenso di pubblico.
Dall'1 al 4 dicembre p.v. presso l'Accademia
della Voce di Torino il mezzosoprano Luciana D'Intino terrà una
masterclass di perfezionamento per cantanti lirici.
Pur continuando la sua brillante carriera, in questi ultimi anni ha iniziato a
dedicarsi anche all'insegnamento ai giovani cantanti trasmettendo la vecchia
scuola di canto e quei valori che hanno caratterizzato gli oltre ventotto anni
della sua splendida carriera: studio, rigore, disciplina, umiltà e capacità
di ascolto.
Come molti altri "grandi" cantanti che abbiamo intervistato ci ha parlato
della tecnica di canto, ma soprattutto ci ha insegnato che bisogna imparare ad
apprendere!
Per diventare cantanti non basta il talento vocale, ma serve anche il talento
per l'apprendimento.
Non vogliamo rovinarvi la sorpresa di comprendere meglio cosa sia questo
"talento per l'apprendimento", pertanto non vi anticipiamo nient'altro e vi
lasciamo leggere ed ascoltare questa intervista davvero interessante!
(Se non vedi correttamente il player, scarica flash player al seguente link:
Flash Player, oppure in alternativa clicca
sul seguente link per ascoltare l'intervista, attendendo, però, che il file venga scaricato):
Intervista a Luciana D'Intino
(13 MB)
1) Quali sono stati i suoi studi musicali e i suoi esordi nel mondo della
musica? Mi sono trovata quasi per caso nel mondo della lirica, perchè ho sempre cantato
nel coro della parrocchia fin da piccola e uno dei miei insegnanti delle scuole
medie si accorse che avrei potuto avere "una marcia in più" e quindi mi convinse
ad iscrivermi al conservatorio.
Per me non era semplice poter studiare e, facendo sacrifici con la mia famiglia,
riuscii a diplomarmi al Conservatorio "Benedetto Marcello di Venezia" sotto la guida del maestro
Bononi e poi con Mirella Parutto, soprano drammatico.
Ho fatto poi due concorsi importanti che hanno segnato il mio esordio: il
secondo premio al Concorso Callas e il primo premio al Concorso Belli di
Spoleto.
2) Quali sono stati gli insegnanti fondamentali per la sua formazione? Entrambe i maestri indicati hanno lavorato sul mio capitale e
poi io ho saputo "farlo fruttare" continuando i miei studi indipendentemente e
conservandolo nel tempo, perchè tutt'ora studio.
3) Quanto tempo serve per acquisire una tecnica che consenta di arrivare sui
grandi palcoscenici? Parliamo di com'era un tempo... perchè lo studio oggi, aihmè, è diverso. Prima
di tutto serve un talento: un talento che non sia solo vocale, ma anche
psichico, perchè serve anche una certa attitudine all'apprendere, al capire.
La maggior parte delle volte si camuffano delle qualità che in realtà qualità
non sono. Ognuno deve avere l'umiltà di conoscere se stesso, la voglia e la
capacità di capire in tempi brevi se ha le attitudini per poter fare questo
lavoro.
Con il canto non si può andare avanti a studiare vent'anni prima di esordire,
poi in realtà si continua a studiare tutta la vita, però in tempi brevi è utile
capire se si ha una predisposizione mentale e vocale per poterlo fare.
Oggi purtroppo non è più così. Essendo ancora in carriera e viaggiando tanto per
lavoro incontro tanti giovani che tentano la carriera e io non metterei la mano
sul fuoco sulla loro durata perchè hanno troppe lacune.
E' cambiato il mondo, è cambiata la vita, è cambiata la scuola, è cambiato il teatro.
Il teatro è un piccolo specchio della società: quello che succede fuori, succede
anche in teatro... e lo dico con un po' di amarezza perchè purtroppo non mi
riconosco più in ciò che accade nel mondo dell'opera.
4) Cos'è cambiato? E' cambiato tutto: è rimasta la passione, ma c'è molta ignoranza, c'è un
modo di vedere il mondo del canto e la volontà di esordire distorte.
Accostarsi ad un'arte necessita di tempo, di studio, di umiltà, non si può
improvvisare, altrimenti si rimane sempre a livello di esordio. Oggigiorno
addirittura non è richiesta nemmeno la tecnica di canto: c'è lo spartito con
delle note e delle parole, ti dicono "canta"... ma cosa significa "canta"?
Significa emettere un suono? No, non è così. Non è come ho studiato io.
5) Quand'è che un cantante può dire di aver acquisito una tecnica? Quando sulla scena, muovendomi, seguendo la regia, mi rendo conto che
riesco a fare molte cose nel medesimo istante e riesco a gestire il suono senza
fatica, senza sforzo, senza preoccupazione. La capacità dell'artista sta proprio
nel saper dominare il tutto. Io vedo che molta gente sa muoversi bene ma non sa
dominare il suono, o viceversa cantanti con una discreta capacità di dominare il
suono, di saper fraseggiare, di essere musicale, però magari poi sono
impalati.
Il melodramma in musica comporta tantissime componenti per stare in scena. Purtroppo
oggi non si approfondisce sufficientemente lo studio e, pur essendoci i talenti,
non c'è più la qualità di una volta.
6) Cosa vuol dire "approfondire lo studio"? Vuol dire guardarsi, ascoltarsi, capire quello che si è in grado di
fare.
7) Lei ci ha detto che nel suo studio ha "ascoltato". Chi ha ascoltato? Un tempo nella classe di canto si stava 10 ore. Si ascoltavano anche gli
altri, perchè anche dagli altri si poteva imparare. Poi quando ho iniziato a
calcare il palcoscenico ho ascoltato quelli più grandi di me, quelli più famosi
del momento ed erano grandi artisti che avevano già lasciato una traccia nel
teatro della lirica.
E poi bisogna conoscere il proprio corpo, la propria fisiologia, ascoltare come
ci si pone, e confrontarsi per capire come si pongono gli altri. Oggi purtroppo
pochissimi sono curiosi di apprendere e di fare queste analisi.
8) Com'è il suo rapporto con i giovani direttori d'orchestra o con i
registi che talvolta propongono regie originali? Io lavoro molto all'estero e mi scontro parecchie volte. La maggior
parte delle volte ottengo anche ragione perchè porto ragioni valide. Oggi
si vuole semplicemente "fare scalpore", si va a cercare quello che non esiste.
E' così anche la società fuori: c'è il culto del negativo, del trash e anche in
teatro spesso si incontra chi vuole farsi notare per questo.
I direttori ormai mi conoscono e mi stimano perchè sanno qual è il mio RIGORE,
altra parola che non si pronuncia più oggi!!! E' con il rigore che si
costruisce. Io l'ho sempre adottato e ho impostato la mia carriera sul rigore.
Io oggi sono in periodo di transizione tra un mondo finito e un nuovo mondo e
per me stare in mezzo ai due non è facile, perchè non si riesce a capire cosa si
vuole.
In realtà io so cosa voglio, però è dura stare in mezzo perchè in questo periodo di transizione dell'operaÂ
non mi riconosco. E' come guardarsi di fronte ad uno specchio che non riflette più la
propria immagine e non è facile.
Quando ho iniziato, guardavo i grandi ed erano dei fari per la mia generazione e
avevano qualcosa da dare. Oggi non mi sembra sia più così. Mi auguro che questa
nuova era porti qualcosa di buono, ma non sono così ottimista.
9) Lei cosa insegna ai suoi allievi? Insegno le stesse cose che le ho detto prima: insegno ad ascoltarsi, a
dominarsi, ad apprendere il più velocemente possibile, ad imparare ad
apprendere, ad avere la capacità di apprendere e non pensare solo alla parte
esteriore del canto. Molti sono attratti dal mestiere del cantante perchè ti
pone al centro dell'attenzione e perchè c'è il culto del denaro, ma non è così.
Bisogna continuare a studiare, anche dopo che si ha già avuto modo di fare
alcune esperienze.
10) Quali sono le basi della sua tecnica di canto? Non è solo la mia tecnica di canto, ma è LA TECNICA del canto!
Alla base c'è la respirazione. Pochissimi oggi la conoscono, la maggior parte
non sa cosa sia il diaframma e come funzioni. Inoltre, bisogna evitare qualsiasi
tensione muscolare. Quando c'è una tensione muscolare si sa già che
l'impostazione è sbagliata. Queste sono nozioni basilari che la maggior parte dei
cantanti e degli insegnanti dovrebbero conoscere, ma non è così.
11) Quali sono i principali difetti, le principali "pecche tecniche"
che riscontra nei giovani studenti? Come le dicevo, la base è la respirazione, da lì bisogna partire. Ammetto che non è facile
capire come si respira. Da ciò che vedo, se uno non ha una predisposizione
immediata all'apprendimento, fa fatica a capire come si deve respirare, come si
usa il diaframma e ad avere la sensazione dell'appoggio.
Un'altra cosa di cui mi meraviglio molto è la cattiva gestione del proprio
registro. Molte volte mi trovo di fronte ad allievi che studiano un repertorio
sbagliato: soprani che studiano da mezzosoprani, tenori che cantano da baritoni.
Ci si preoccupa di più di dover "cantare" a tutti i costi, prima di capire bene
quale sia la propria tessitura.
Io mi occupo di perfezionamento, quindi, da me viene gente che ha già studiato, eppure
mi ritrovo la maggior parte delle volte devo tornare indietro e fare tecnica, a
spiegare la respirazione!
12) Quali sono gli autori che aiutano a studiare la tecnica di canto? Non ci sono autori che aiutano e autori che non aiutano. La voce deve
progredire: è come una piccola pianta che piano piano dev'essere innaffiata e
curata per crescere, pertanto il repertorio va guidato per la crescita. Se dopo
quattro o cinque anni di studio, non si vedono dei risultati, l'allievo deve
porsi la questione di quali siano le cause.
 13) Quali sono gli autori che hanno guidato la sua carriera? Io ho debuttato con Trovatore, ma poi sono tornata a Rossini e
tutt'oggi faccio ancora agilità. L'agilità secondo me aiuta moltissimo la voce,
anche se poi non si cantano agilità, ma è un ottimo stretching (per usare un
termine sportivo) che aiuta a non destrutturare la voce.
14) Quali sono i ruoli a cui è particolarmente legata? Mi ritengo una cantante puramente ottocentesca-romantica. Partendo da
Rossini e Donizetti, sono approdata poi a Verdi e adesso mi sto spostando verso
il verismo. Il mio escursus di repertorio italiano è stato percorso tutto. Io ho
amato e tutt'ora amo moltissimo Rossini, per arrivare poi a Verdi che amo sopra
ogni cosa!
15) Il personaggio cui è più legata? Di Rossini ho amato moltissimo Tancredi, anche se l'ho cantato solo una
volta. Considero Rossini un autore così solare che ritengo tutti debbano
cantarlo perchè fa bene alla voce, anche chi ha meno attitudine al suo
repertorio. Riguardo a Verdi sono legata ai tre personaggi fondamentali per un
mezzosoprano: Azucena in Trovatore, Amneris in Aida e
Eboli in Don Carlo. Molti
mi identificano proprio con il ruolo di Eboli che ho cantato moltissime volte.
 16) Ha un consiglio particolare da elargire ai giovani che si
avvicinano al mondo della lirica? Secondo me è necessario ascoltarsi molto, chiedersi dove si vuole
arrivare, avere rigore ed umiltà e darsi un limite di tempo, perchè non si può
pensare di debuttare a quarant'anni.
Bisogna essere profondamente autocritici, altrimenti sono illusioni e perdite di
tempo. La consapevolezza è la cosa fondamentale e vale per tutti i tipi di
studio.
17) Qual è il principale pregio e il peggior difetto di Luciana D'Intino? Non dovrei dirlo io! Ritengo di avere un buon equilibrio in tutto ciò
che faccio...
Per quanto riguarda i difetti, sono troppo diretta, troppo rigorosa, troppo
intransigente.
La ringrazio molto per la sua squisita disponibilità.
Â
Liricamente.it utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie
Leggi tuttoOk