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Recensione opera Madama Butterfly di Giacomo Puccini al Festival Puccini

Redazione Liricamente, 24/08/2011

In breve:
Giovedì 11 agosto è andata in scena la seconda recita di Madama Butterfly al Gran Teatro all'Aperto di Torre del Lago: nato dalla collaborazione tra la Fondazione Festival Pucciniano e l'NPO di Tokyo, con la partecipazione dell'Istituto Italiano di Cultura della capitale giapponese, l'allestimento porta la firma di Takao Okamura, cantante e regista che ha saputo impreziosire il capolavoro del Maestro con un'interessante ricerca filologica.


Giovedì 11 agosto è andata in scena la seconda recita di Madama Butterfly al Gran Teatro all'Aperto di Torre del Lago: nato dalla collaborazione tra la Fondazione Festival Pucciniano e l'NPO di Tokyo, con la partecipazione dell'Istituto Italiano di Cultura della capitale giapponese, l'allestimento porta la firma di Takao Okamura, cantante e regista che ha saputo impreziosire il capolavoro del Maestro con un'interessante ricerca filologica.

Talvolta pensiamo che a certi grandi titoli sia impossibile aggiungere altro, che di fronte a nomi tanto eccelsi il meglio da fare sia rappresentare (termine tanto comune quanto traditore) fedelmente, seguendo in tutto e per tutto le indicazioni dei padri di tali capolavori.

Puccini si spese molto per questa sua creatura, per questa farfalla che, come ebbe a predire Giovanni Pascoli, avrebbe certamente spiccato il volo; si spese malgrado l'incidente automobilistico che rallentò i lavori, malgrado le incertezze e i frequenti ripensamenti compositivi di cui era preda, malgrado quel clamoroso fiasco (reale o pilotato che fosse, comunque fiasco fu) del debutto alla Scala.

Alla fine, indiscutibilmente, la farfalla iniziò un volo che tutt'ora continua senza sosta, affascinando platee di tutto il mondo, davvero da Oriente a Occidente, per usare un'espressione obsoleta, ma indubbiamente vera.

Baritono nativo di Tokyo, regista, direttore artistico dell'Associazione Minna no Opera (L'Opera del popolo), Takao Okamura riesce a superare, attribuire un importante valore aggiunto a tutto questo: senza deludere quelle che certamente erano le volontà di Puccini e dei librettisti Illica e Giacosa, la “sua” Butterfly diventa occasione per andare alle radici della cultura giapponese, per entrare nel dettaglio, correggere tutto ciò che di impreciso è rilevabile nel testo, non tanto per negligenza degli autori, quanto per impossibilità logistica di giungere a fonti del tutto corrette. Ecco, quindi, a corredo di questo allestimento, da un lato alcune annotazioni che vanno a precisare espressioni, vocaboli, comportamenti tipici delle usanze di quel popolo, dall'altro, sul palco, un insieme di segni, gestualità ben evidenti e precisi come raramente è possibile vedere.

Naoli Kawaguci disegna una sorta di Eden, di oasi incantata dominata da delicati fiori posti sul proscenio e da rigogliosi alberi stilizzati ai lati; al centro un grande ciliegio dalla generosa chioma fa da struttura portante e tetto alla casa di Butterfly, fisicamente e simbolicamente divisa in due parti ben distinte: a sinistra, il mondo orientale, con l'altare dedicato al culto buddista, a destra, quello caratterizzato da un mobilio prettamente occidentale, in cui campeggiano un crocifisso e le bandiere di Giappone e Stati Uniti. Il fondo lascia spazio al Lago di Massaciuccoli, con un poetico richiamo all'evocato porto di Nagasaki.

Questa è la cornice per la profonda riflessione di Okamura, che prende forma attraverso l'esplicitazione del rituale giapponese, fatto di inchini, aggraziate danze delle geishe (in scena sono presenti vere e proprie maiko, vestite con gli splendidi, variopinti costumi di Yasuhiro Chiji, il mio famoso creatore contemporaneo di kimono), fino all'impeccabile riproduzione dell'harakiri, da intendersi non come una folle reazione istintiva, ma come un gesto razionale e consapevole, che va a nobilitare chi lo compie. Il regista pone particolare attenzione all'incontro-scontro fra religioni, delineando una Cio Cio San impegnata in un'intensa, a tratti goffa, devozione a quel crocifisso che in realtà non le appartiene: da un lato il kimono e il prostrarsi all'altare di Buddha, dall'altro i vestiti da donna occidentale con tanto di simbolo della Cristianità al collo.

A enfatizzare questo contrasto insanabile contribuisce anche il poetico disegno di Fabrizio Ganzerli, con le scene in controluce svolte dietro i paravento della casa; la frequente illuminazione soffusa di taglio esalta invece la magia del luogo, in totale accordo con la delicatezza della protagonista, così come il pressoché totale buio durante il Coro Muto dona risalto alla cornice naturale torrelaghese, grazie anche alla presenza di una luna complice.

Valerio Galli dirige con energia l'Orchestra del Festival, ponendo particolare attenzione sia ai suoni dolci che richiamano l'indole di Butterfly sia a quelli gravi che fanno riferimento all'incombere della tragedia. I cantanti riescono bene a uniformarsi alla lettura di Okamura, a partire da Massimiliano Pisapia, piacevole conferma nell'ormai “suo” ruolo di Pinkerton; oltre a offrire convincenti performance canore, Sakiko Ninomiya, nei panni di Cio Cio San, e Mariella Guarnera, in quelli di Suzuki, riescono a esprimere con eleganza e precisione tutta la gestualità a loro riservata; Jun Takahashi è un Goro onnipresente, maschera del ruffiano buffone che segue la vicenda quasi sempre in scena.

Sergio Bologna interpreta invece Sharpless, rendendo efficacemente il ruolo di colui che, fin da subito, ha presagio della tragedia che la vicenda porta con sé. I momenti d'insieme sono ben costruiti con il giusto numero di personaggi, anche in questo caso nella creazione di due fazioni contrapposte: il gruppo di americani al seguito di Pinkerton, disinvolto nei movimenti e nella postura, a contrasto con la famiglia di Butterfly, impalcata nelle regole imposte dal rituale.

Non possiamo che augurarci il successo di questo allestimento, che di certo saprà affascinare e commuovere tutto il mondo, unendo in qualche modo due culture totalmente differenti (e con esse i loro retaggi) e rinvigorendo il potente messaggio universale di poesia che Puccini ha impresso nelle ispirate note di questo capolavoro.

6-11-18 agosto
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in due atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di GIACOMO PUCCINI
nuovo allestimento coproduzione con NPO Tokyo

Maestro concertatore e direttore Valerio Galli

Regia: Takao Okamura
Scene: Naoji Kawaguci
Costumi: Yasuhiro Chiji

Cio Cio San: Sakiko Ninomiya
Suzuki: Mariella Guarnera (6-11 agosto) / Kimiko Suehiro (18 agosto)
Kate Pinkerton: Alessandra Meozzi
B.F. Pinkerton: Massimiliano Pisapia (6-11 agosto) / Leonardo Caimi (18 agosto)
Sharpless: Sergio Bologna
Goro: Jun Takahashi
Lo Zio Bonzo: Choi Seung Pil
Il Principe Yamadori: Veio Torcigliani
Il Commissario imperiale: Daniele Piscopo
L'ufficiale del registro: Claudio Minardi
La cugina: Zhao Xuan
La zia: Marianna Lanci
La madre: Monica Arcangeli
Yakusidè: Antonio Tirrò
Dolore: Martina Donati

Disegno luci: Fabrizio Ganzerli
Assistente alla regia: Luca Ramacciotti
Orchestra del Festival Puccini
Coro del Festival Puccini
Maestro Coro: Francesca Tosi

 
 
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