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Canto perduto canto ritrovato - Liberare la mente per liberare la voce

Redazione Liricamente, 27/06/2014

In breve:
E' recentemente uscito l'ultimo libro del maestro Antonio Juvarra "Canto perduto canto ritrovato - Liberare la mente per liberare la voce" (Ed. Armando Editore), un piacevole testo che consigliamo di leggere durante le vacanze estive per aiutare i cantanti a "liberare la mente" facendosi anche due risate tra una riflessione e l'altra su ciò che comporta lo studio del canto.


E' recentemente uscito l'ultimo libro del maestro Antonio Juvarra "Canto perduto canto ritrovato - Liberare la mente per liberare la voce" (Ed. Armando Editore), un piacevole testo che consigliamo di leggere durante le vacanze estive per aiutare i cantanti a "liberare la mente" facendosi anche due risate tra una riflessione e l'altra su ciò che comporta lo studio del canto.

Per cantare prima della voce serve il cervello, ma talvolta ci si chiede se gli studenti di canto sanno utilizzare anche il cervello...

Diretto, talvolta cinico e divertente, sempre con l'intento simpatico di dare spunti di riflessione, Antonio Juvarra riporta citazioni e fa serie considerazioni sullo studio del canto.

"La situazione che al giorno d'oggi gli studenti di canto devono affrontare è paradossale: nell'apprendimento del canto i problemi vocali più seri sono causati o aggravati proprio da quelle tecniche vocali che invece, teoricamente, dovrebbero impedirli.

La causa proviene soprattutto dalle derivazioni e dalle esasperazioni del metodo di Manuel Garcia, il maestro di canto che nella seconda metà dell'Ottocento, stravolgendo i principi della scuola di canto italiana, introdusse nella didattica vocale la moderna utopia foniatrica, che ritiene necessario un controllo meccanico diretto dei vari muscoli per conseguire una tecnica vocale di tipo professionale.

Il fallimento di questa utopia è riscontrabile ogni giorno nella aule di canto e sui palcosenici nei teatri annoverando un numero sempre più elevato di "caduti".
Demolire questa impalcatura pseudo-tecnica che soffoca la voce, inducendo un controllo esterno e grossolano che è solo fonte di tensioni, deve diventare ormai lo scopo primario di una didattica vocale seria che voglia aspirare ad essere vera "scienza del canto" e non, come in realtà è, fantascienza tecnico-vocale vecchia di almeno un secolo.
"

Riportiamo di seguito alcuni brani del libro.

Sempre di peggio sotto il sole
"Poche persone al giorno d'oggi riescono a fare a meno di essere cantanti". Oscar Wilde

Invece l'irrefrenabile passione dei restanti che non hanno mai cantato, ma solo letto un libro di anatomia o di storia della musica, è di fare i maestri di canto e gli esperti di canto.

I critici musicali che si compiacciono di scrivere che Tizio ha cantato "in maschera" (o "avanti") e che Caio invece ha cantato "indietro" (per non sembrare banali dicendo semplicemnete che hanno cantato bene e male), si dimostrano esperti (e utili...) esattamente come un controllore di volo che suggerisse a un aereo di cambiare rotta perchè il sole, essendo già al tramonto, sta per "atterrare", occupando la pista.

Il teatro nel teatro diventa farsa al quadrato quando qualcuno che ti accusa di semplicismo se dici che il canto è la giusta combinazione di parlato e repiro, poi ti accusa di atruseria filosoficha se dici che il canto è un'apertura dell'essere, e di tradizionalismo se gli spieghi quali vocalizzi fare per sviluppare meglio la voce.

Regie d'opera moderne ovvero "alla tedesca": l'arte di trasformare cerchi un quadrati (perchè si sanno fare solo quadrati), convincendo gli idioti importanti di aver perfezionato in questo modo il cerchio.

I "liricomici"...
Quando in certe trasmissioni o siti internet dedicati al canto i titolari, dopo aver proposto ascolti e analisi di cantanti vari e aver consegnato le rispettive pagelline con i voti, passano a parlare di tecnica vocale, incomincio a nutrire il fondato sospetto che il "belcanto" di cui parlano non abbia a che fare con l'aggettivo italiano "bello", ma con il sostantivo latino "belua" (=bestia"): infatti, neanche a farlo apposta, le soluzioni tecniche che, calate dall'"alto", vengono date, sono tali da causare, se adottate, dei difetti due volte più gravi di quelli criticati...

Se ci identifichiamo al 100% con un bel sogno, qualunque risveglio diventa tragedia... Ecco perchè anche nel canto molti rimangono attaccati al proprio sogno egoico-meccanico.

Strabismi...
Innumerevoli sono le idiozie dette e fatte dagli idioti importanti, ma la gente non le vede come cose idiote, ma come cose importanti.

La definizione "animali da palcosecnico", riferita a certi cantanti, definisce esattamente non solo l'essenza, ma anche la zona operativa dei soggetti interessati, che è per l'appunto il palcoscenico, con ciò escludendo rigorosamente possibili sconfinamenti in altre zone come le aule scolastiche, magari travestiti da insegnanti...

 

Pag. 104-105
Ci fu chi, per far capire meglio il vero senso dell'appoggio nel canto, parlò metaforicamente della "sedia del fiato", su cui all'avvio del suono bisognava sedersi. Da allora a oggi la didattica vocale si è "evoluta", sviluppando questo concetto nei seguenti modi:
1) trasformare quel "sedersi" in un'attività. Da quel momento si cessò di sedersi su una sedia, e si inaugurò la modalità moderna del sedersi contro una sedia...;
2) mimare il movimento di rotazione del bacino dell'atto del sedersi, in modo da essere ancora più "precisi" e "tecnici"... Qualcuno, ancora più "specialistico", si premurò poi di precisare che la sedia "contro" cui si ci sedeva, doveva essere la sedia del water... Era nato l'"affondo"!

 

 
 
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